Che cos'hanno in comune l'iraq dopo l'invasione americana, lo sri-lanka post-tsunami, new orleans dopo l'uragano katrina, le dottrine ultraliberiste della scuola di chicago e alcuni esperimenti a base di elettroshock finanziati negli anni cinquanta dal governo americano? Secondo naomi klein, l'idea che sia utile cancellare un intero tessuto sociale per costruire da zero un'utopia, quella dell'ultraliberismo. L'autrice denuncia un capitalismo di conquista che sfrutta cinicamente i disastri.
Che cos'hanno in comune l'iraq dopo l'invasione americana, lo sri-lanka post-tsunami, new orleans dopo l'uragano katrina, le dottrine ultraliberiste della scuola di chicago e alcuni esperimenti a base di elettroshock finanziati negli anni cinquanta dal governo americano? Secondo naomi klein, l'idea che sia utile cancellare un intero tessuto sociale per costruire da zero un'utopia, quella dell'ultraliberismo. L'autrice denuncia un capitalismo di conquista che sfrutta cinicamente i disastri.
L'immagine è tutto. Anche troppo. Dopo anni, anzi decenni, passati a inseguire falsi bisogni (e vere etichette) le nuove generazioni stanno impadronendosi di una nuova consapevolezza: la vita è fatta di sostanza, non solo di apparenza. Anche perché dietro l'industria dei 'marchi' e delle 'firme', si cela una società occidentale che non esita ad applicare, nei confronti del terzo mondo, politiche di sfruttamento economico e individuale degne di un capitalismo orientato più all'ottocento che al terzo millennio. Con questo libro naomi klein raccoglie, spiega e analizza le ragioni della nuova contestazione, fornendo allo stesso tempo una denuncia dettagliata delle contraddizioni della nuova economia globale.
Il capitalismo non è più sostenibile. A meno di cambiamenti radicali nel modo in cui la popolazione mondiale vive, produce e gestisce le proprie attività economiche - con i consumi e le emissioni aumentati vertiginosamente - non c'è modo di evitare il peggio. Cosa fare allora? Il messaggio è dirompente: si è perso talmente tanto tempo nello stallo politico del decidere di non decidere, che se oggi volessimo davvero salvarci dal peggio dovremmo affrontare tagli così significativi alle emissioni da mettere in discussione la logica fondamentale della nostra economia: la crescita del pil come priorità assoluta. 'non abbiamo intrapreso le azioni necessarie a ridurre le emissioni perché questo sarebbe sostanzialmente in conflitto con il capitalismo deregolamentato, ossia con l'ideologia imperante nel periodo in cui cercavamo di trovare una via d'uscita alla crisi. Siamo bloccati perché le azioni che garantirebbero ottime chance di evitare la catastrofe - e di cui beneficerebbe la stragrande maggioranza delle persone - rappresentano una minaccia estrema per quell'élite che tiene le redini della nostra economia, del nostro sistema politico e di molti dei nostri media. 'la via d'uscita che intravede naomi klein non è una green economy all'acqua di rose, ma una trasformazione radicale del nostro stile di vita. 'la buona notizia è che molti di questi cambiamenti non sono affatto catastrofici; al contrario, sono entusiasmanti'.