Nelle profondità dell'america latina si celava da decenni un territorio tenuto gelosamente nell'ombra: così ha detto di questo autore alvaro mutis. Sono brevi, taglienti proposizioni che additano imperiosamente una verità che non muore per sottrarla alle fallacie della modernità. Figlio di ricchi possidenti, formatosi da autodidatta nella parigi delgi anni venti e ritornato poi a bogotà, gomez davila si ritirò da allora nella solitudine della sua biblioteca raccogliendovi giorno dopo giorno un corpus di sentenze notevole, di cui qui è presentata una prima silloge.
Lo scrivere breve non è per gómez dávila solo un'arte o un genere letterario, ma un modo di pensare: l'unica forma, cioè, capace di restituire al pensiero la semplicità che il discorso gli toglie. L'unica in grado di dire il vero, che in una realtà lacerata risiede necessariamente nel frammento, oppure non è. Gómez dávila concepisce i propri aforismi come 'tocchi cromatici di una composizione pointilliste' che sfida il lettore a scorgere la totalità loro sottesa, e dunque a riconoscere il 'testo implicito', l'opera ideale a cui alludono. In questo volume viene presentata una seconda parte del grande libro degli 'escolios', cui gómez dávila si è dedicato per l'intera vita e che nell'edizione originale comprende cinque tomi, tutti composti esclusivamente di brevi, fulminanti sentenze.
Nelle profondità dell'america latina si celava da decenni un territorio tenuto gelosamente nell'ombra: così ha detto di questo autore alvaro mutis. Sono brevi, taglienti proposizioni che additano imperiosamente una verità che non muore per sottrarla alle fallacie della modernità. Figlio di ricchi possidenti, formatosi da autodidatta nella parigi delgi anni venti e ritornato poi a bogotà, gomez davila si ritirò da allora nella solitudine della sua biblioteca raccogliendovi giorno dopo giorno un corpus di sentenze notevole, di cui qui è presentata una prima silloge.