Quello che ottessa moshfegh racconta non è solo la conquista della libertà geografica da un ambiente claustrofobico e oppressivo, ma anche l'esplorazione di una libertà che investe il corpo e i desideri femminili, in un 1964 in cui le possibilità per una donna sono limitate e prescritte. 'eravamo nel 1964, stava per succedere di tutto. ' le ragazze americane scoprono le minigonne, fumano per strada, conquistano nuove libertà. Ma eileen dunlop non è come le altre ragazze, non cerca di rendersi attraente, non ascolta i beatles e non guarda ed sullivan alla tv, non le interessano le cose divertenti o popolari. Vive con il padre alcolizzato in una cittadina di periferia, in un quartiere con le strade fiancheggiate da alberi e gente piena di senso civico: un posto che sembra meraviglioso, a passarci in macchina. Lavora in un riformatorio per adolescenti maschi, fa seguire le regole come le ha insegnato la sua educazione conservatrice e cattolica. Timbra il cartellino in entrata e in uscita, timorosa di essere punita o esclusa: nessuno potrebbe dire di lei che è una pervertita, una ladra o una bugiarda. La vita di eileen potrebbe scorrere così per sempre, noiosa e spenta come le sue gonne di lana al ginocchio e le calze spesse. Ma non accade. Perché eileen in realtà è una furia, i pensieri sempre in movimento, la mente come quella di un assassino. È il 1964 e la libertà non è lontana. E se la libertà avesse un nome ambiguo e seducente come rebecca saint john? L'impeccabile direttrice del carcere, dagli occhi di uno strano azzurro piscina tropicale e i modi pazzi dei ricchi straordinariamente belli? Forse, senza rebecca, eileen avrebbe passato il tempo giurando a dio che sarebbe cambiata, sarebbe diventata una vera signora, avrebbe tenuto un diario, sarebbe andata in chiesa, avrebbe pregato, indossato vestiti puliti, scelto amiche carine, avrebbe fatto coppia fissa con un bravo ragazzo, si sarebbe occupata del bucato. Forse, senza rebecca, eileen non si sarebbe fatta strada da sola, un'orfana che si allontana in macchina in una gelida mattina di natale…