Un tracciato, quello indicato in «le verità nascoste», che suggerisce, nelle parole del suo autore, che «in campo storico le verità definitive, al di là di quelle fattuali e comprovate (ma talvolta neanche quelle), non esistano». «le verità possono essere definite tali solo quando siano state trovate prove inconfutabili dell'assunto. Sospetti o arbitrari capovolgimenti non possono e non dovrebbero finire in un libro di storia, a meno che non siano chiamati con il nome più appropriato: ipotesi» l'eroico ingresso a fiume del poeta guerriero d'annunzio è stato usato come mito fondativo dei fasci di combattimento, eppure molti dei legionari che parteciparono all'impresa non aderirono mai al fascismo. Questo è uno dei trenta episodi di manipolazione della storia che paolo mieli smaschera invitando il lettore a diffidare di fonti inattendibili e versioni adulterate. In alcuni casi si tratta di falsi d'autore, come il diario di galeazzo ciano corretto ad arte dallo stesso genero del duce. Altre volte sono invece tentativi, più o meno consapevoli e strumentali, di imporre slittamenti interpretativi e di senso a pagine salienti del nostro passato. Troppo di frequente si riscontra invece un uso politico della – presunta – verità raggiunta. Ecco il filo rosso che collega i saggi qui raccolti: le verità nascoste sono quelle – indicibili, negate e capovolte – che mieli indaga con il rigore dello storico e l'acume dell'osservatore vigile e inflessibile. Un'analisi che dall'italia del novecento, con le sue più ingombranti e fondamentali figure (mussolini, de gasperi, togliatti), attraversa alcuni temi ancora oggi di grande attualità come l'antisemitismo e il populismo. Fino a gettare nuova luce su personaggi dello scenario internazionale quali churchill, stalin, mao e su passaggi poco conosciuti o spesso misconosciuti della storia antica e moderna, dalla rivolta di spartaco alla