Partendo per l'oriente col piccolo michael, mame aveva promesso di tornare in tempo per la riapertura delle scuole, e qualcuno aveva fatto finta di crederle. Ma sono passati due anni, e della strana coppia nessuna notizia, se non qualche salutino entusiastico sul retro di una cartolina, regolarmente inviata dai luoghi più incantevoli del pianeta. Pegeen è fuori di sé, ma patrick le dice di non preoccuparsi: zia mame gira il mondo meglio di chiunque altro. Tu come lo sai, gli chiede pegeen. Perché ho viaggiato con lei, prima della guerra. Ah. Questo patrick lo aveva taciuto, ma adesso, per tranquillizzare pegeen, lo racconta - rivelando come, sotto i suoi occhi, mame e vera abbiano più o meno distrutto le folies bergère, e poi gettato lo scompiglio in una compassata e filonazista famiglia britannica molto vicina alla corte, e squassato dalle fondamenta, che si ritenevano piuttosto solide, il regolare andamento di una fattoria collettiva nella russia sovietica. Via via che la linea tratteggiata delle rotte di mame e patrick copre metà del globo, e le etichette si accumulano sulle valigie, pegeen forse non si tranquillizza, ma comincia a ridere, ridere, ridere. Come del resto ridiamo anche noi, arrivando a intuire di quante lunghezze mame riesca a staccare, col suo celebre motto, il presidente mao: perché sì, la rivoluzione - delle teste, delle abitudini, dei conformismi - può essere adesso; e sì, può essere, anzi deve, un pranzo di gala.