Un romanzo ricco di suspense che ha rivoluzionato l'idea di western e di thriller. Vincitore dell'usa pen literary award e, in italia, del premio vallombrosa-von rezzori 2010 come miglior opera di narrativa straniera. «nudo e crudo, solitario, simbolico, straripante. » - corriere della sera «percival everett può scrivere qualsiasi cosa. » - la repubblica «un trionfo del post-western. » - tuttolibri «ferito scava nelle psicologie, seziona brutali intolleranze, crea metafore in una natura aspra che appare meno selvaggia degli uomini. » - il messaggero qualcosa sta per accadere - la consapevolezza di questa tensione è l'ossatura del libro - perché nulla accade mai a highland, wyoming, profondo e gelido west, dove un impenetrabile cowboy di mezz'età, uno tra john wayne e gary cooper, vedovo, laureato in storia dell'arte con una passione per klee, kandinskij e le caverne, naturalmente nero vive la sua appartata quotidianità fatta di giornate che iniziano alle cinque e trenta, un centinaio di chili di escrementi di cavallo da spalare, cavalli difficili da addestrare, un cucciolo di coyote con tre zampe da curare. Perché la comunità locale, compresi gli amici del protagonista, apostrofa con pesanti epiteti il ragazzo gay scomparso? È l'intolleranza bruta che permea il doppio fondo dell'etica individuale, una reazione che ricorda da vicino i cartelli imbracciati da migliaia di persone comuni nelle contromanifestazioni 'per ristabilire i princìpi etici' dopo il tragico omicidio del giovane matthew shepard nel 1998, sempre da quelle parti, dichiarato punto di partenza della riflessione di everett. Con uno stile disadorno e lontano da qualsiasi genere, everett dimostra che la narrativa è un mezzo, e che qui la suspance non è tanto data da ciò che il lettore non si aspetta che accada, ma dal fatto che accada ciò che il lettore sa perfettamente debba accadere.