«testimonianza vibrante di quegli irripetibili anni cinquanta napoletani e italiani - teneri e sfacciati, avviticchiati e svaniti come i giri di un cavatappi - e fedelissima alle loro sfumature più dolorosamente superficiali ed effimere, ferito a morte è anche un classico. È un libro straordinario, che fonde perfettamente natura e storia, coerenza strutturale della costruzione narrativa e impalpabile poesia del fluire della vita, percezione sensibile e critica politica, l'istante atemporale dell'epifania esistenziale e la storicità (entrambi incarnati in una napoli mitica e reale), pessimismo e felicità, compresenti nel cuore come nella seduzione del mare, fisicità immediata e riflessione. » claudio magris
Raffaele la capria offre con questo libro una sorta di breviario colto, intelligente, amichevole. Un libro ilare, tenero, a suo modo allegro e vitale sulla vecchiaia e sulla morte: un'opera che è anche una conversazione con il lettore, una conversazione che apparentemente divaga, ma in realtà finisce per concentrarsi attorno a temi fondamentali dell'esperienza umana: il tempo che passa, la ferocia della storia, la giovinezza.