Da grandi letterati e poeti come isaak babel' e osip mandel'stam, a politici come bucharin, zinov'ev e kamenev, a militari come il generale tuchacevskij, a cittadini comuni che non sapevano nulla della tragica partita che si stava giocando sulle loro teste: il periodo del grande terrore fu una spaventosa ecatombe alla quale, da parte di molti, non si volle credere. Questo libro, spesso elogiato come il
Robert conquest ha scritto un ritratto del sanguinario georgiano, che si concentra su alcuni grandi episodi della sua vita e della sua carriera di dittatore, per trarne una riflessione sugli effetti della sua personalità sulla storia del novecento. Ne esce la figura di un leader paranoico, che, una volta emerso nella nomenklatura postleniniana grazie alla propria abilità di ingannare gli avversari, manipolare i compagni, e ordire intrighi, nessuno riuscirà più a fermare, rivelandosi la sciagura più grande per tutti i popoli del suo impero.
Il libro contiene tre rapporti della commissione del senato americano sulle vittime dei crimini dei regimi comunisti, rispettivamente in unione sovietica, in cina e nel vietnam comunista, pubblicati nei primi anni 1970. Il numero delle vittime del terrore comunista calcolate a quel tempo era di circa 60 milioni, esclusi i caduti in guerra – o per ragioni riconducibili alla guerra – quelle dovute a fattori estranei al comunismo. Oggi questi dati sono largamente superati dalle inchieste condotte dagli specialisti dopo il crollo dell'urss: il libro nero del comunismo parla di almeno 100 milioni di morti. In questo centenario della rivoluzione di ottobre riproponiamo le stime americane del 1972, come testimonianza di una tappa della drammatica storia del confronto fra comunismo e anti-comunismo.