Storia di una donna che preferisce entrare in una pasticceria che in una taglia 40. Questa cosa di nascere affamati è una maledizione mica da poco. Io mi immagino il sommo creatore del metabolismo che con sadico, casuale cinismo distribuisce culo e dannazioni metaboliche a tutti noi prima di nascere. «tu mangerai quel che vuoi senza ingrassare», «tu nascerai già chiatto di costituzione e resterai chiatto con tutte le diete del mondo» e infine: «tu invece nascerai magro ma avrai una fame eterna e se vorrai rimanere magro dovrai resistere giorno dopo giorno, quindi tanti saluti e buona vita! ». Cosa succede se in gravidanza ingrassi di venti chili e il tuo ginecologo (insieme a una stramaledetta bilancia professionale) si trasforma nel nemico numero uno? E se hai una mamma che ti nutre a verdura e poco più perché a lei il cibo non interessa e che a un certo punto decide di fare lo sciopero della fame per solidarietà con pannella? Cosa accade se la tua migliore amica ti dà della grassona per errore (suo) o se, a quarant'anni, ti fidanzi con un cuoco che vuole viziarti in ogni momento con succulenti manicaretti? Ecco, succede quello che selvaggia ci racconta in questo spassosissimo libro, dove si confessa e ci mostra la realtà che (quasi) tutti noi viviamo costantemente: il conflitto con il nostro peso e con l'immagine che rappresenta in questa società che tenta incessantemente di condizionarci. Contando sul fatto che siamo tutti accomunati dallo stesso miraggio: quello che un giorno potremo scegliere un super potere che non sarà l'invisibilità, o passare attraverso i muri o volare. Sceglieremo di mangiare senza ingrassare. Convinti che il nostro sogno prima o poi si avvererà.
Dieci capitoli, ognuno dedicato a una persona che, per un giorno o tutta la vita, mi ha reso un po' più cattiva. Persone come tante, come quelle che anche voi avete incontrato. E che io non ho perdonato. La migliore amica che tradì la sua fiducia dopo cinque anni, quelli delle elementari, di complicità ininterrotta e simbiosi pressoché totale. Un parrucchiere anarchico, poco incline all'ascolto delle clienti e molto a gestire taglio e colore in assoluta libertà. Il primo ragazzo a essersi rivolto a lei chiamandola gentilmente 'signora'. Un ex fidanzato soprannominato mister amuchina per la sua ossessione paranoide verso l'igiene e l'ordine, prima che un incidente ponesse provvidenzialmente fine all'asettica relazione. La suora che avrebbe voluto fare di lei la prima 'santa selvaggia' della storia. Sono solo alcuni dei personaggi inseriti da selvaggia lucarelli nella sua personalissima blacklist, un girotondo di piccoli infami che, più o meno inconsapevolmente, l'hanno trasformata anche solo per pochi minuti in una persona peggiore. Dopo il grande successo di che ci importa del mondo, suo romanzo d'esordio, selvaggia lucarelli ci consegna un libro scritto con sincerità, autoironia e con il suo inconfondibile stile corrosivo. Perché dieci piccoli infami non è solo una rassegna di incontri sciagurati ma un'autentica resa dei conti: con i mostri più o meno terribili in cui inciampiamo nella vita e anche un po' con la nostra capacità di riderne e di (non riuscire proprio a) perdonare.
Una galleria di uomini che, prima ancora di poter essere definiti ex, sono evidenti, cristallini casi umani. E che selvaggia lucarelli racconta con maestria unica, con spietata (auto)ironia, con il sollievo e la benevolenza della sopravvissuta.