Dal 1940 al 1943 le acque dell'atlantico furono il teatro di una delle battaglie più lunghe e sanguinose della seconda guerra mondiale, che vide scontrarsi gli u-boote tedeschi con la flotta e l'aviazione alleate. L'obiettivo dell'ammiraglio karl donitz, esperto comandante della unterseewaffe, era ambizioso: distruggere con i suoi sommergibili la flotta mercantile anglo-americana e bloccare il traffico navale tra il nordamerica e l'europa in modo da privare di rifornimenti l'inghilterra e costringerla alla resa. Un disegno che, nelle sue aspettative, avrebbe potuto volgere l'esito del conflitto a favore delle potenze dell'asse. Donitz si illuse che la dedizione, lo spirito di sacrificio e la disciplina dei suoi marinai potessero ribaltare il consolidato dominio anglo-americano sugli oceani. Un errore di valutazione che, dopo i primi tempi favorevoli, si rivelò in tutta la sua portata: otto sommergibilisti tedeschi su dieci persero la vita nel corso del conflitto e un'unità su tre venne affondata durante la sua prima missione. Sergio valzania, oltre a ricostruire gli aspetti tecnici e militari della grande battaglia dell'atlantico, ci racconta le storie degli uomini, spesso giovanissimi che combatterono a bordo degli u-boote, descrivendone le terribili condizioni di vita in quelle scatole d'acciaio.
Il conflitto decisivo per l'egemonia sul mondo greco, che da tucidide in poi si chiama «la guerra del peloponneso», costituì il primo laboratorio della scienza storica. Pur tramandando una vicenda del v secolo a. C, lo scontro tra sparta e atene proietta assonanze e stridori che in modo recondito ma persistente riecheggiano qualcosa del mondo in cui viviamo. Una guerra prolungata senza un chiaro e circoscritto obiettivo, la cui posta era lo stile di vita greco. Un sistema geopolitico, centro del mondo di allora, che diventa il teatro di un conflitto assoluto tra due protagonisti della stessa forma di civiltà, la quale, da quel momento, inizia la sua decadenza. Avverte sergio valzania che ciò che ne sappiamo potrebbe essere in realtà una sopravvalutazione dei primi storici. Ma quella crisi di una civiltà all'apogeo consegna ai posteri figure da quel momento simboliche: socrate e l'enigma del suo processo; alcibiade e la sua vanità; la modernità di lisandro; il «totalitarismo» dei trenta tiranni; il complotto della mutilazione delle erme; l'aliena potenza dei «barbari» persiani. Una galleria di archetipi dell'occidente tale che la guerra tra sparta e atene ogni generazione la deve riraccontare. «questo libro è piacevole, cattivante, leggero nel senso latino della