Che ci fanno emmanuel lévinas e slavoj zizek, maestri del pensiero contemporaneo, accanto a rocco siffredi e moana pozzi, protagonisti di ben altre imprese? Che cosa rende il pop porno, e quindi l'osceno, lo scandaloso, degno oggetto di riflessione filosofica? Cos'è, in una parola, la pornosofia? Dopo aver sgombrato il campo dalla critica politicamente ed eticamente corretta della pornografia, l'autore indaga il nesso fra corpo, amore, perversione, democrazia e, infine, ricerca filosofica. Mentre nella sua pars destruens intende «farla finita con la donna-oggetto», la pornosofia ha come oggetto il concetto più ampio di fiction, chiave di lettura della cultura di massa moderna, di cui la pornografia è l'emblema più estremo e coerente. Regazzoni punta il dito sull'idea di fruizione come esposizione passiva e del tutto acritica al messaggio della fiction, e quindi anche della carnalità più esplicita e fantasiosa: il pop porno, in cui gli attori «fingono di fare ciò che in realtà fanno», abbatte con prepotenza la fragile barriera che divide realtà e finzione. Ma l'interesse dell'autore va ben oltre un banale voyeurismo intellettuale, e respinge qualunque insinuazione di malcelata morbosità o provocazione, tutt'altro, ricollegando l'«amore filosofico» a una «genuina perversione»: «guardare film hard può essere un ottimo pretesto per fare cose perverse come scrivere un libro di filosofia».