A volte, la vita vera è molto peggiore degli incubi. E proprio di vivere in un incubo ha l'impressione marco. Il volto martoriato da lividi e ferite, la bocca frantumata, le ossa degli arti barbaramente spezzate. Ma il dolore più acuto non è certo dovuto alle ferite. Quando intravede, ancora semicosciente, il corpo di anna, la sua compagna, abbandonato accanto a lui sul letto, lo sguardo vitreo e inespressivo che solo la morte sa creare, capisce che nulla potrà più essere come prima. Marco e anna si erano trasferiti da poche settimane a ipswich, nel suffolk, lasciandosi alle spalle bologna e un paese che non aveva dato loro granché. L'inghilterra li aveva accolti con un lavoro decente e soprattutto la speranza di un futuro migliore, speranza di cui ora non rimane neppure un frammento. Un anno dopo di marco e anna nella cittadina inglese non c'è più neppure un vago ricordo, anche perché l'omicidio di una giovane prostituta croata ha spostato i riflettori sul vecchio caso di un serial killer apparentemente chiuso dieci anni prima. Alla polizia locale e ai suoi zelanti e burocratici agenti, scotland yard affianca peter mcbride, nei registri della polizia noto anche come bigmac, accusato di vari crimini, condannato a qualche anno di reclusione. Un genio nel risolvere i casi più complessi, anche se con metodi decisamente poco ortodossi. Dopo i primi sopralluoghi, mcbride si accorge che è un'altra la pista da seguire e chiede aiuto a una vecchia conoscenza, alvaro gerace, poliziotto italiano che mai si è accontentato della soluzione più facile. Insieme, pur rimanendo nei propri paesi, scopriranno che la verità, che a tutti, dai media alla polizia, fa comodo tenere nascosta, è atroce e affonda le sue radici negli istinti più bassi e ancestrali dell'animo umano.