Pubblicato nel 1862, «i miserabili» è uno dei romanzi che hanno scolpito l'immaginario letterario e non solo della civiltà occidentale. Capolavoro assoluto, meditato dall'autore per ben diciassette anni, è un libro che, secondo charles baudelaire, «contiene delle pagine che possono inorgoglire per sempre non soltanto la letteratura francese, ma anche la letteratura dell'umanità pensante». Punto culminante della già monumentale carriera di hugo, ottenne una strepitosa fortuna di pubblico: 3500 copie vendute in poche ore, letture pubbliche nelle fabbriche, collette popolari per acquistarlo, un vero e proprio movimento d'opinione che fece preoccupare il regime di napoleone iii; per non parlare delle innumerevoli traduzioni (otto solo nel primo anno) e riedizioni, versioni cinematografiche e teatrali, fumetti. Il motivo di un successo tanto vasto e durevole è semplice: la straordinaria capacità di hugo di sintetizzare in queste pagine la sua vocazione poetico-simbolica e quella realistico-sociale e dare vita così a un'opera in cui le vicende dei tanti, indimenticabili personaggi (la dolce cosette, il forzato valjean, il poliziotto javert, lo spregevole thénadier. ) si intrecciano con la storia del popolo di parigi, vero protagonista, e con la rievocazione dei momenti cruciali della sua epopea, dalla battaglia di waterloo ai moti insurrezionali del 1832. C'è tutto in questo romanzo: l'amore, il dolore, la felicità, la morte e la rinascita. Tutto ciò che travalica il tempo e tocca l'essenza degli uomini: ecco perché «i miserabili» non è solo una pietra miliare della letteratura dell'ottocento o il grandioso affresco di una metropoli industriale, ma soprattutto un'opera d'arte assoluta, un libro vivo che continua a travolgere i lettori.