Che cosa spinge un essere umano a scrivere il suo diario intimo? Il bisogno impellente, a un certo punto della propria vita, di essere sinceri con se stessi? Di dirsi tutta la verità senza pudore, e gettare così finalmente luce su quegli aspetti della propria esistenza che non osiamo confessare neanche a noi stessi? Niente di tutto questo vale per il protagonista di queste pagine: logan gonzago mountstuart, scrittore nato in uruguay nel 1906 da madre uruguayana e padre inglese, e vissuto più o meno ovunque nel corso della sua esistenza. Logan mountstuart scrive il suo journal intime per quello che lui ritiene lo scopo di ogni vero diario: venire a capo delle infinite personalità che compongono quello strano animale che è l'essere umano.
Che cosa spinge un essere umano a scrivere il suo diario intimo? Il bisogno impellente, a un certo punto della propria vita, di essere sinceri con se stessi? Di dirsi tutta la verità senza pudore, e gettare così finalmente luce su quegli aspetti della propria esistenza che non osiamo confessare neanche a noi stessi? Niente di tutto questo vale per il protagonista di queste pagine: logan gonzago mountstuart, scrittore nato in uruguay nel 1906 da madre uruguayana e padre inglese, e vissuto più o meno ovunque nel corso della sua esistenza. Logan mountstuart scrive il suo journal intime per quello che lui ritiene lo scopo di ogni vero diario: venire a capo delle infinite personalità che compongono quello strano animale che è l'essere umano.
È l'estate del 1976, un'interminabile calda estate inglese. Ruth gilmartin è giunta in macchina nel minuscolo villaggio di middle ashton dove vive sua madre. Il paese ha l'aspetto di sempre: una shangri-la all'incontrario nel cuore perduto dell'inghilterra dove, come per un misterioso sortilegio, tutto sembra diventare a ogni istante più vecchio, ammuffito, decrepito. La grande casa del xvii secolo al centro del villaggio traballa sui suoi legni divorati dai tarli; la chiesa è sempre più buia e umida, soffocata dagli alberi che sprofondano il villaggio in un crepuscolo perenne; la villetta di sally, la madre di ruth, è immersa come sempre in un verde selvaggio e incolto. Tutto sarebbe tediosamente uguale alle innumerevoli volte in cui ruth è accorsa a middle ashton col piccolo jochen al seguito, se sua madre non avesse un comportamento a dir poco bizzarro. È comparsa sulla soglia della casa seduta su una sedia a rotelle, con le braccia allargate come per accogliere in grembo figlia e nipote. Una volta in casa poi, è balzata giù dalla sedia, si è chinata per dare un bacio a jochen e ha raggiunto la finestra schermandosi gli occhi per sbirciare fuori, verso il bosco di querce, faggi e noci. Ruth ha avuto la netta sensazione che stesse accadendo qualcosa di strano. Una sensazione che è diventata angosciosa certezza quando sally ha afferrato un raccoglitore di cuoio e le ha detto porgendoglielo:
È l'estate del 1976, un'interminabile calda estate inglese. Ruth gilmartin è giunta in macchina nel minuscolo villaggio di middle ashton dove vive sua madre. Il paese ha l'aspetto di sempre: una shangri-la all'incontrario nel cuore perduto dell'inghilterra dove, come per un misterioso sortilegio, tutto sembra diventare a ogni istante più vecchio, ammuffito, decrepito. La grande casa del xvii secolo al centro del villaggio traballa sui suoi legni divorati dai tarli; la chiesa è sempre più buia e umida, soffocata dagli alberi che sprofondano il villaggio in un crepuscolo perenne; la villetta di sally, la madre di ruth, è immersa come sempre in un verde selvaggio e incolto. Tutto sarebbe tediosamente uguale alle innumerevoli volte in cui ruth è accorsa a middle ashton col piccolo jochen al seguito, se sua madre non avesse un comportamento a dir poco bizzarro. È comparsa sulla soglia della casa seduta su una sedia a rotelle, con le braccia allargate come per accogliere in grembo figlia e nipote. Una volta in casa poi, è balzata giù dalla sedia, si è chinata per dare un bacio a jochen e ha raggiunto la finestra schermandosi gli occhi per sbirciare fuori, verso il bosco di querce, faggi e noci. Ruth ha avuto la netta sensazione che stesse accadendo qualcosa di strano. Una sensazione che è diventata angosciosa certezza quando sally ha afferrato un raccoglitore di cuoio e le ha detto porgendoglielo: 'vorrei che lo leggessi'. Sul contenitore c'era scritto: 'storia di eva delektorskaja'.