Sinossi Libro
'la fabbrica del consenso' è una dimostrazione, chiara e illuminante, di come la manipolazione delle notizie da parte del potere – politico, economico e culturale – plasmi l'opinione pubblica. Un'opera che vuole farsi portatrice di un'accusa ferma e inquietante: anche nei paesi considerati fari della democrazia, l'indipendenza e la neutralità dei media sono costantemente minate. Ovunque, ci rivelano chomsky e herman, la comunicazione, anche quella considerata più imparziale, cela sempre in sé la morsa della propaganda. Gli esempi citati sono molteplici: nelle elezioni in nicaragua dei primi anni ottanta, l'intromissione degli stati uniti era giustificata dalla narrazione di uno stato meno democratico dei paesi confinanti; nel complotto kgb-bulgaria per l'uccisione di giovanni paolo ii, i media hanno strumentalizzato la disinformazione; lo stesso è accaduto nelle guerre di indocina, in cui per la prima volta nella storia l'esito di un conflitto non è stato deciso in battaglia ma sulla carta stampata e sugli schermi televisivi. Secondo la seminale analisi di chomsky e herman, sono i potenti a fissare le premesse del discorso pubblico: sono loro a decidere che cosa dobbiamo vedere e di cosa dobbiamo dibattere, su cosa polarizzarci e cosa sottostimare, e tutto questo grazie al regolare controllo sui media, i quali presentano così il mondo in accordo con i loro interessi economici. Ovunque non si vigila sull'informazione, ci ammoniscono gli autori, da cane da guardia della democrazia essa si trasforma in giullare delle élite: e quando la nostra libertà sarà in pericolo, non ci aiuterà una risata.