Novecento un monologo è un breve testo teatrale scritto da alessandro baricco nel 1994 e pubblicato da feltrinelli. Si tratta di uno dei libri più belli di alessandro baricco, uno scrittore italiano famoso per i suoi romanzi come castelli di rabbia, oceano mare e seta.
Il monologo racconta la storia di danny boodman t. D . Lemon novecento, un pianista geniale che nasce e vive su una nave da crociera, il virginian, tra il 1900 e il 1944. Novecento non scende mai a terra, perché per lui il mondo è il mare e la musica. La sua arte è inimitabile e affascina tutti coloro che lo ascoltano, dai passeggeri di prima classe ai marinai.
Il narratore è tim tooney, un trombettista che ha conosciuto novecento sulla nave e che ne è diventato amico. Tim racconta le vicende straordinarie e poetiche del pianista, il suo incontro con jelly roll morton, il re del jazz, la sua sfida con il mare in tempesta, il suo amore per una ragazza dai capelli rossi.
Novecento un monologo è un libro da leggere assolutamente per chi ama la musica, il mare e le storie emozionanti. Il linguaggio di baricco è incisivo, evocativo e musicale. Il monologo è stato portato sul palco da numerosi attori e ha ispirato il film la leggenda del pianista sull'oceano di giuseppe tornatore.
Se vuoi scoprire altri libri di alessandro baricco, ecco una lista dei suoi romanzi migliori:
- castelli di rabbia (1991)
- oceano mare (1993)
- seta (1996)
- senza sangue (2002)
- questa storia (2005).
Figura demoniaca di maga barbara e crudele, medea è uno dei personaggi più noti, estremi e coinvolgenti del teatro antico. Lucida e determinata nel compiere una vendetta atroce, l'assassinio dei figli, che la colpirà con violenza devastante, medea appare perfettamente consapevole delle conseguenze del suo gesto estremo. Ma alla tensione emotiva ('capisco quali dolori dovrò sostenere, ma più forte dei miei propositi è la passione') si unisce un'assoluta autonomia intellettuale, fino ad allora sconosciuta in una donna nel mondo greco. Nella sua introduzione vincenzo di benedetto mette in luce la modernità di questa tragedia e spiega la dura polemica dell'autore contro la società ateniese di quegli anni.
Composte nella seconda metà del v secolo a. C . , le tragedie del ciclo di edipo mettono in scena, in forme di straordinaria suggestione, una delle più alte e dolenti rappresentazioni del destino umano. Edipo, assurto con sofocle a simbolo universale, è il paradigma più famoso dell'eterno dissidio tra libertà e necessità, tra colpa e fato. Giunto al potere grazie alla propria intelligenza, edipo è costretto, attraverso una forzata e convulsa indagine retrospettiva, a scoprire che il suo passato è una lunga sequenza di orrori e delitti, e a riconoscere la drammatica verità delle ultime, desolate parole del coro: 'non dire felice uomo mortale, prima che abbia varcato il termine della vita senza aver patito dolore'. Franco ferrari analizza nell'introduzione la strategia drammatica di sofocle e il ruolo che ha in essa il rovesciamento della sorte umana, tema conduttore dei tre drammi.
Edipo, colui che ha saputo risolvere gli enigmi della sfinge, è l'ultimo a rendersi conto di essere parricida e incestuoso, e cavandosi gli occhi si priva dello strumento che non gli è servito a vedere l'abisso; quando, ormai vecchio e sfinito dal patire e dall'errore, torna nella città su cui aveva regnato è solo per chiedere di potervi morire in pace. Antigone, sua figlia e sorella, assisterà allo scontro per il potere tra i fratelli, e quando dovrà scegliere se infrangere gli ordini e dare sepoltura a uno di loro, traditore della patria, non avrà dubbi, e pagherà con la vita la sua opposizione alla ragion di stato. Il ciclo di edipo, considerato vetta dell'arte drammatica fin dall'antichità, segue il filo rosso dell'impotenza umana di fronte agli eventi, vera essenza del tragico.
Unica trilogia tragica a esserci pervenuta per intero, l'orestea mette in scena la maledizione che pesa sulla famiglia degli atridi: l'assassinio di agamennone da parte della moglie clitemestra, la vendetta del loro figlio oreste, che uccide la madre, la persecuzione del matricida a opera delle erinni e la sua assoluzione finale. Il motivo tragico della passione e della paura che permea la sequenza di delitti si innesta in un discorso etico di radicale ripensamento dei concetti di giustizia, di coscienza personale e di stato. Con un ampio saggio introduttivo, vincenzo di benedetto offre un'originale rimeditazione della tragedia eschilea e dell'essenza stessa del tragico.
Opera enigmatica e sconcertante, questa tragedia costituiva una trilogia con 'prometeo portatore del fuoco' e 'prometeo liberato', entrambe perdute. Nella scena iniziale prometeo, protagonista indiscusso del dramma, viene incatenato a una cima montuosa della scizia per aver rubato il fuoco dall'olimpo e averlo donato agli uomini. Ribelle alla tirannide divina, prometeo conosce tuttavia la segreta profezia sul futuro del regno di zeus, che in cambio del suo terribile segreto gli promette la libertà. Ma il titano si rifiuta: 'anche zeus - dice il coro - dovrà cedere al destino'. Il re degli dèi allora, furente per lo sprezzante atteggiamento di prometeo, decide di punire questa intollerabile sfida alla sua autorità facendolo sprofondare nell'abisso.
Scritta nel 1962 e ambientata nel salotto di una sofisticata clinica elvetica per malattie mentali, questa commedia in due atti viene condotta con le armi della farsa e di un grottesco tinto di cabarettismo. Durrenmatt vi affronta, attraverso un continuo capovolgimento dell'azione scenica, rivelazioni e sempre nuovi personaggi, il tema epocale della responsabilità dello scienziato di fronte al genere umano. Formalmente 'giallo poliziesco' con tanto di cadaveri e poliziotti – solidi poliziotti svizzeri che puzzano di vino e tabacco – sul palcoscenico, la pièce è di fatto una sapiente metafora della nostra condizione nell'èra nucleare. Muovendo infatti dalla considerazione che 'un dramma che tratti di fisici deve essere paradossale', durrenmatt avverte che se 'il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, i suoi effetti riguardano tutti', ma 'ciò che riguarda tutti può essere può essere risolto solo da tutti'. In questa pièce dagli incalzanti sovvertimenti 'siamo sempre ad un passo da hitchcock', notava ladislao mittner, siamo cioè nell'inquietante condizione di chi non sa sino alla fine da che parte stia la verità.
'la guerra mondiale è entrata completamente negli ultimi giorni dell'umanità, senza consolazioni e senza riguardi, senza abbellimenti, edulcoramenti, e soprattutto, questo è il punto più importante, senza assuefazione' (elias canetti).
I-tigi è la sigla del dc9 itavia che, il 27 giugno 1980, è precipitato a ustica con i suoi ottantuno passeggeri e membri dell'equipaggio. Questo cofanetto propone un video e un libro sullo spettacolo di del giudice e paolini, ispirato a quella tragedia. Il volume comprende, oltre il copione dello spettacolo, due testi originali nei quali gli autori mettono in scena l'evolversi del loro progetto, lo stupore e la passione civile che li hanno guidati, nonostante le difficoltà nel trasformare tecnologia, dati aridi e frammentari, perizie tecniche, atti giudiziari, in una narrazione di grande tensione emotiva. Il video propone lo spettacolo portato sulla scena da marco paolini nell'estate 2000 a bologna e palermo, e trasmesso in tv da rai due.
'il racconto del vajont' aiuta a capire un 'disastro naturale' che non è stato affatto naturale, ma provocato dall'uomo. Aiuta anche a capire una tragedia tipicamente 'italiana', con le grandi e piccole ingiustizie, con i cittadini che si trovano scorretti ad affrontare uno 'stato nello stato' (è il giudizio di un democristiano sulla società costruttrice della diga nel 1961). E illumina le trasformazioni che hanno attraversato il nostro paese dal dopoguerra a oggi.