L'opera è divisa in due parti, composte a grande distanza di anni tra loro. In un borgo della mancia vive un povero hidalgo che, totalmente assorbito dalla lettura di romanzi cavallereschi, impazzisce e decide di farsi cavaliere errante. Datosi il nome di don chisciotte, scelta come dama una vicina che battezza dulcinea, parte sul suo ronzino che chiama ronzinante. Dopo numerose avventure finite male, preso come scudiero sancho panza, ritorna al villaggio. Riparte ben presto e si susseguono incontri e vicende che si concludono con un duello che don chisciotte perde e che lo vede costretto a tornare al villaggio. Cade ammalato e rinsavisce di colpo, ma dopo aver preso congedo dai suoi vecchi amici, muore.
Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile. A kiev, la famiglia di ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre appartiene alla congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il tè come le barbabietole. Fra le due città sembra non esserci nessun rapporto, se non il disprezzo degli uni e l'invidia degli altri. Eppure, quando il ragazzine harry si troverà di fronte la bambina ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto:
Vasilij grossman scrisse questo libro, che è il suo testamento, fra il 1955 e il 1963. Come nel grandioso 'vita e destino', non cambiò molto dello stile scabro e aspro che lo aveva reso celebre fra gli scrittori del realismo socialista. Ma vi infuse l'inconfondibile tono della verità. Con lucidità e fermezza, prima di ogni altro parlò qui di argomenti intoccabili: la perenne tortura della vita nei campi, ma anche l'altra tortura, più sottile, di chi ne ritorna e riconosce la bassezza e il terrore negli occhi imbarazzati di parenti e conoscenti; lo sterminio sistematico dei kulaki; la delazione come fondamento della società; il vero ruolo di lenin e del suo 'spregio della libertà' nella costruzione del mondo sovietico.
Pelham grenville wodehouse (guildford, surrey, 1881 - southampton, new york, 1975) è il più importante scrittore umoristico del '900 e ancora oggi uno dei più popolari. Le sue opere - circa 90 romanzi e svariate raccolte di racconti, oltre a commedie e soggetti per film - sono pubblicate regolarmente in non meno di 25 lingue. Il suo personaggio più famoso, una figura ormai proverbiale, è jeeves, l'impeccabile e onnisciente maggiordomo al servizio di bertie wooster, giovane signore che si caccia sempre nei guai. I due sono protagonisti di 12 romanzi e numerosi racconti.
Erskine caldwell è il cantore della povertà, dell'imbarbarimento, della disperata lotta per la sopravvivenza dei contadini del sud, una terra desolata che la grande depressione del '29 aveva privato di ogni speranza di rinascita. Un mondo aspro e crudele che sostanzia pagine di indimenticabile bellezza, i cui confini coincidono con un avaro lembo di terra dove abita una famiglia, i lester, le cui necessità sono altrettante declinazioni della violenza, di una brutalità abbagliante e feroce che non ammette possibilità di riscatto. Censurato, criticato, da 'la via del tabacco' (1932), il suo capolavoro, john ford trasse nel 1941 un film entrato nel mito; nel 1945 luchino visconti ne diresse una memorabile trasposizione teatrale, avvalendosi della traduzione di suso cecchi d'amico e dell'interpretazione di vittorio gassman. Il romanzo è stato dichiarato dalla modern library uno dei cento libri più importanti del novecento; fernanda pivano lo collocò, in una sua biblioteca ideale, tra le cinquanta migliori opere americane di tutti i tempi.
Due trame si intrecciano in questo «poema dell'attività moderna»: l'inarrestabile ascesa dell'imprenditore octave mouret grazie al successo commerciale del suo grande magazzino di stoffe
Paalido, sempre vestito di nero, il cavaliere di roccabruna, signore di ventimiglia, divenuto corsaro per vendicare il fratello ucciso a tradimento dal duca wan guld, al soldo degli spagnoli, è uno dei personaggi più celebri del romanzo d'avventura italiano. Abbordaggi, battaglie, duelli, ma anche l'amore che colpisce in modo inaspettato.
«pensate alle gioie presenti - ognuno ne ha molte - non alle disgrazie passate - tutti ne hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il vostro sarà un natale allegro e un anno nuovo felice. »come tutte le grandi storie, 'un canto di natale' ci accompagna da sempre, e sempre sa ritrovare le parole per parlarci: una fiaba da raccontare ai bambini e da rileggere da grandi, una storia di paura, di morte ma anche di solidarietà umana, di fantasmi grotteschi che si sfumano e si frammentano nel sogno e nell'incubo privato, un grande ritratto di solitudine e di vecchiaia e di una città degradata, e soprattutto un magico regalo di natale che trasforma il gelo e il buio dell'egoismo e dell'avarizia nel calore di un sorriso e di una festa per tutti. Riprendendo fra le mani 'un canto di natale' ritroviamo figurine dimenticate, scopriamo luci e colori nuovi, mentre altri inspiegabilmente li abbiamo persi. Ritornano alla memoria, alla rinfusa, il batacchio della porta con il volto di marley, il tacchino fumante, il carro da morto sulla scala gelida, e perfino lo zio paperone di disney, uncle scrooge, diretto discendente dello scrooge di dickens. Ma se nessuno può toglierci il piacere di questi frammenti di ricordi, è pur vero che le forme in cui un testo si sedimenta nella memoria ci allontanano dalla sua specificità, dal senso di una origine e di una appartenenza. Questa 'edizione speciale' di 'un canto di natale' vuole aiutarci a ritrovare in noi il senso di tale appartenenza. 'speciale' è la presenza del testo originale inglese, che ci restituisce il dono impagabile di una scrittura che tocca i registri più svariati del grottesco e del comico, del tragico e del sentimentale.
«un 'giobbe' moderno, dunque: la storia di un pio ebreo orientale, di quelli che si librano a mezz'aria nei quadri di chagall ('portava sempre il suo berretto nero di reps di seta e il caffettano di media lunghezza e gli stivali alti'), quando i lutti lo sopraffanno, tentato dal principe delle tenebre, forse con la connivenza del signore, a bruciare il suo scialle rituale e sfidare dio. » (paolo milano)