Un romanziere come javier cercas vuole raccontare in forma di romanzo il tentativo di colpo di stato del 23 febbraio 1981 in spagna. Scopre, però, che 'per una volta la storia è stata coerente, simmetrica e geometrica, e non disordinata, casuale e imprevedibile', che quella realtà possiede in sé 'tutta la forza drammatica e il potenziale simbolico che esigiamo dalla letteratura'. E allora decide coraggiosamente di rinunciare, o forse di fingere di rinunciare, alla fiction per fare l''anatomia di un istante' ed esporre i fatti: quelli che videro il colonnello tejero entrare armi in pugno nel parlamento di madrid. Ma i 'nudi fatti' non sono per nulla semplici: sono anche la loro interpretazione e il loro racconto. Ciò che cercas vede in quell'istante cruciale, mentre le pallottole dei golpisti fischiano nelle cortes e i parlamentari cercano riparo sotto i banchi dell'emiciclo, sono tre uomini - il primo ministro adolfo suàrez, il tenente generale gutiérrez mellado e il segretario del partito comunista santiago carillo - simbolo di valori diversi e perfino opposti, che rimangono seduti ai loro posti a sfidare il golpe. Nel suo racconto, quel loro gesto dà senso alle rispettive traiettorie esistenziali, illuminando al contempo un'epoca, un paese e il suo futuro.
Una scrittrice che secondo il new york times è «ai vertici della letteratura mondiale» e che possiede la straordinaria capacità di leggere nella mente dei suoi personaggi, per far emergere emozioni ed esperienze che ci riguardano da vicino. «avvincente. Irresistibile. Un libro che riguarda la vita di tutti noi. Leggetelo» – the times «una scrittura meravigliosa, carica di emozione, colorata, profonda e misteriosa» – natalia aspesi «odori, sapori, musiche, piccole superstizioni e sordidezze, rievocati con mano magistrale» – masolino d'amico
In un piccolo villaggio della finlandia, poco dopo la guerra, arriva uno sconosciuto dall'aspetto imponente con l'intenzione di comprare il vecchio mulino rapide della foce da anni in disuso. E' gunnar huttunen, un uomo misterioso, senza passato. Ma anche un personaggio stravagante che, nei momenti di allegria, saltella, ride e racconta storie senza capo né coda tanto da radunare intorno a sé, al vecchio mulino della foce, un folto gruppo di persone. Ben presto, però, gunnar rivela un fastidiosa debolezza: nei momenti di grande gioia o di sconforto non può fare a meno di ululare per ore mettendo in agitazione tutti i cani dei villaggi nel raggio di centinaia di chilometri.
È la notte del 14 febbraio del 1983. Dovrebbe essere una sera di festa, ma albino buticchi è da solo nella sua grande villa di lerici. Attorno a lui tutto è silenzio, ma dentro la sua mente i pensieri si affollano, e finiscono per correre tutti verso una sola direzione: la pistola che stringe in mano. L'arma che presto si punterà alla tempia. Ma cosa ha spinto un uomo abituato al successo a compiere quel gesto estremo? La vita di albino buticchi è stata tutta all'insegna delle passioni. Quella per la velocità e per le auto da corsa, innanzitutto, che lo porta a diventare un pilota di fama, al volante di alcune tra le più titolate vetture da competizione della sua epoca. Quella per il calcio, che lo fa diventare, poco più che quarantenne, presidente del milan. E quella, dalle conseguenze tragiche, per il gioco d'azzardo: una passione divorante che lo costringe ad accumulare perdite via via sempre più ingenti. Una vita straordinaria la sua, costellata di avventure - dalle esperienze difficili durante la seconda guerra mondiale alla legione straniera fino alla vertiginosa ascesa economica e sociale durante gli anni del boom. Un'esistenza sempre al limite tra l'ambizione e l'eccesso e piena di accadimenti che, visti oggi, hanno quasi il sapore di un favoloso romanzo d'avventura. Eppure, sono state persone uniche come albino buticchi a fare l'italia quando dell'italia restavano solo macerie.
Surreale è tutto ciò che non potrebbe mai succedere. Ma se poi succedesse lo stesso? A questa domanda elio ha sempre cercato di rispondere, con le sue canzoni e ogni altro mezzo, costruendo castelli di ipotesi in aria che acquistavano realtà via via che sollevavano pinnacoli immaginari: oggi nessuno più dubita dell'esistenza di un vitello dai piedi di balsa. Trenta secoli di buon senso ci hanno fatto credere che una fiaba con animali, da esopo in poi, sia solo un modo cifrato di parlare della realtà: la cosiddetta allegoria. Ma c'è ben altro nel dare la parola alle bestie. Una minaccia per l'ordine delle cose, e una speranza di riscatto per tutti gli universi paralleli. Se poi la fiaba finisce nel mirino alieno di uno scrittore (e scrittore elio lo è sempre stato, almeno da quando lo è diventato) per il quale il surreale non ha niente di irreale, allora le storie si tendono al verosimile, le bestie non spacciano più pillole di velato buon senso, ma si limitano a vivere la loro vita quietamente assurda infischiandosene di noi lettori stupiti ed esilarati, e la lettura si trasforma in una specie di iniziazione. La zoologia del pianeta elio non contiene solo giraffe, pettirossi e grillitalpa, ma opera innesti nei regni cosiddetti naturali, e genera alberi antropomorfi, nobiluomini di cristallo e di cotone, autoarticolati ambiziosi, ammaestratori di cozze, coccodrilli idrosolubili e via surrealizzando. Si ride molto, ma anche per difendersi, giacché sotto sotto serpeggia la stessa inquietudine che circola nei capolavori di lewis carroll: che il surreale sia soltanto il reale di qualcun altro. (davide tortorella)
Ne «l'uomo in rivolta», pubblicato nel 1951, trova la sua più rigorosa formulazione teorica la riflessione di camus sull'idea – fondamentale – della rivoluzione, intesa come ricerca di equilibrio, azione creatrice, unica possibilità data all'uomo per fare emergere un senso in un mondo dominato dal non senso. L'opera sancì la rottura definitiva di camus con sartre e diede origine a infinite polemiche che divisero l'avanguardia intellettuale francese ma non riuscirono a pregiudicare la validità di una lezione di coraggio, generosità e moralità che rimane attualissima ancora oggi.
In questo romanzo fredrik backman abbandona i toni ironici dei suoi esordi per raccontare una storia dove la solidarietà e l'amore combattono con l'ambizione e l'agonismo.
Firenze, l875. Metello salani nasce nel rione popolare di san niccolò e, anche se si trasferisce quasi subito a vivere in campagna con gli zii, non dimentica la sua città d'origine. Lì è morto suo padre, annegato in arno. Lì riconosce le sue radici. E lì fa ritorno non appena gli riesce, a soli quindici anni, in cerca di lavoro e fortuna. Sotto l'ala protettrice di betto, il vecchio anarchico che gli farà da padre, metello inizia a lavorare come muratore nei cantieri edili e si avvia a un apprendistato non solo nel mestiere, ma anche nella vita: muove i primi passi nel movimento sindacale, incontra ersilia, si innamora, conosce il carcere e la lotta politica, sperimenta la tentazione e il tradimento. Dall'infanzia alla maturità, l'esistenza di metello personaggio tra i più carismatici e poetici di pratolini - si snoda attraverso le tappe principali della storia di un'italia agli albori: una nazione ritratta all'indomani dell'unità, travagliata da duri conflitti di classe, ancora - e sempre - in cerca di se stessa.