La storia parla di tre marinai, tre navigatori del mediterraneo, tre 'ulisse' contemporanei: il libanese abdul aziz, il greco diamantis e il turco nedim. La loro nave, l'aldebaran (abdul è il capitano, diamantis il suo secondo, nedim è il marconista), è una vecchia carretta abbandonata nel porto di marsiglia a causa del fallimento dell'armatore. I tre sono così costretti all'immobilità forzata, terribile per dei marinai, che però consente alle loro avventurose storie di emergere e di fondersi l'una con l'altra.
In 'acque morte', è un medico drogato, radiato dall'albo, a suo agio 'solo nella futilità', a guidare per piccoli tocchi, fingendo di assistervi impassibile, una vicenda di amore, di fuga e di morte che lascia spossati come una febbre tropicale. Ed è lui a farci attraversare questo monsone romanzesco, avvolgendoci nei fumi del suo stesso oppio finché fatti e moventi sino a un attimo prima oscuri non diventano d'improvviso 'chiari come i disegni geometrici del quaderno di un bimbo, quadrati, rettangoli, cerchi, triangoli'.
Nei primi anni della dittatura fascista a fontamara, 'un antico e oscuro luogo di contadini poveri nella marsica', i 'cafoni' subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Berardo viola, che porta una scintilla di ribellione, subirà le torture della milizia fascista e sarà ucciso, ma assurgerà a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. Opera intessuta di una precisa verità storica, fontamara fonde la ballata popolare, la parabola evangelica e la satira politica in una partitura corale che si fa violenta denuncia di ogni ingiustizia.
Agosto 1922. La parma popolare dell'oltretorrente resiste alle squadre fasciste di italo balbo. Guido picelli è alla testa degli arditi del popolo nell'ultimo episodio di opposizione rivoluzionaria all'incalzare della dittatura. Picelli e balbo, il mito socialista e il camerata fascista, rivivono nei ricordi di un vecchio ardito, il giorno dei funerali di mario lupo nel 1972, quando lo scontro fra sinistra extraparlamentare e neofascisti riconduce quasi naturalmente agli avvenimenti di cinquant'anni prima. Fra memoria storica e invenzione narrativa, pino cacucci evoca quelle giornate di lotta e i suoi protagonisti.
Per gli abitanti di akbar, nell'antico libano, il monte cinque è un luogo inaccessibile, abitato dagli dei che governano il loro destino. Quando, per sfuggire alla persecuzione della regina jezebel, il profeta elia è costretto a lasciare israele, un angelo gli svela che la strada della sua salvezza - l'arduo cammino verso la realizzazione e la santità - attraversa le porte della città fenicia: là, oltre le spesse mura di pietra, il signore ha ordinato tremende prove per colui che, secondo i capitoli della bibbia, ascenderà al cielo su un carro di fuoco, trainato da cavalli fiammeggianti. Ma si può davvero accettare la morte dell'amata in nome della fede? E quale prezzo si deve pagare perché trionfino la giustizia e la verità?
Il racconto di una diversità che non vuole darsi un nome nel 'coming out' lieve di alan bennett. L'autore è nato a leeds, nello yorkshire; a cambridge comincia a scrivere sketch; parallelamente all'attività di scrittore porta avanti quella di attore, arrivando a recitare in serie televisive da lui scritte.
Nuovo galles del sud, 1870: alexander kinross, scozzese, ha fatto fortuna in australia, scoprendo la più importante miniera d'oro del continente e fondando una città che porta il suo nome. Così, scrive ai parenti in scozia per chiedere in moglie una cugina. Al suo arrivo a sydney, la sedicenne elizabeth scopre che il promesso sposo è attraente, sfrenato, ricchissimo, ma lei non lo ama e non lo amerà mai. Un giorno alexander accoglie in casa, e adotta come erede, il giovane mezzosangue lee, figlio dell'unica donna che abbia mai amato, l'ex maitresse ruby. Tra lee ed elizabeth divamperà una passione che sconvolgerà tutto il loro mondo. Una saga familiare che si estende per quattro decenni, un amore più forte delle convenzioni e dei tabù.
Sposata con un restauratore di quadri, appartenente alla medio alta borghesia londinese, la protagonista si trova in un albergo di marrakesh, durante un viaggio di nozze un po' tardivo, rinviato dal marito per ragioni di lavoro. E qui inizia un diario a cui consegnerà tutte le verità sul rapporto col marito, sulla vita affettiva e sessuale, sugli uomini da cui è attratta, sui suoi più segreti desideri, sulla natura autentica dell'amicizia tra donne.
Viene riproposto un romanzo in cui dacia maraini è riuscita a rappresentare non solo l'ansia di riscatto di una donna, ma anche le tensioni sociali e le rivolte dei giovani. Un ritorno in una sicilia disgregata moralmente, l'incontro con un gruppo di giovani extraparlamentari, la lotta politica e di classe come mezzo di impegni per gli altri e di autorealizzazione personale.
È finita. La fuga è giunta alla sua conclusione. Al sicuro a bordo di una nave che li condurrà in italia, shushanig e i suoi quattro figli si lasciano alle spalle le atrocità che hanno sconvolto la loro vita e sterminato i loro cari e tante altre famiglie armene. Quello è il passato, racchiuso e conservato per sempre tra le pagine della 'masseria delle allodole'. Ora una nuova storia incalza. Mentre in italia i figli di shushanig si adattano dolorosamente a una nuova realtà, ismene, la lamentatrice greca che tanto ha fatto per strapparli alla morte, cerca di dare corpo all'illusione di salvare altre vite, prendendosi cura degli orfani armeni che vagano nelle strade di aleppo, ostaggi innocenti di una brutalità che non si può dimenticare. Ma proprio quando nella piccola città dove tutto ha avuto inizio qualcuno torna per riprendere quel che gli appartiene, ogni speranza di ricostruire un futuro compromesso cade in frantumi. La narrazione di antonia arslan stupisce per il coraggio di testimoniare fino in fondo le vicende di un popolo condannato all'esilio e per la capacità di dipingere un mondo vivo e pulsante di donne e uomini straordinari. Donne e uomini normali che hanno sofferto senza spezzarsi, attraversando le alte fiamme che, nell'incendio di smirne, sembravano voler bruciare la speranza di una vita nuova.