In un reportage di grande intensità e ferocia antonio moresco racconta un viaggio tra i rom di slatina e listeava in romania, tra persone costrette a vivere in case di fango o dentro buche scavate nel terreno, ai confini del modo 'civilizzato', dentro quella fascia di miseria che attraversa il ventre dell'europa: 'tutto questo perché? Per quale ragione? Per quale disegno? Per quale sogno? ' . Nel suo linguaggio irruente e abnorme, come abnorme è la realtà che descrive, l'autore trascina i suoi lettori in una delle contraddizioni più acute di questo secolo. Il racconto procede in un dialogo ininterrotto con i compagni di viaggio, l'occhio fisso sui marciapiedi della civiltà, dove gli zingari, uomini e donne che non stanno mai fermi, sono la nostra parte più miserabile, più individualista e fatalista: 'questo misto di libertà e opportunismo, di fierezza e di infingardaggine, di irriducibilità e di parassitismo, di anarchismo e fascismo' sono noi eppure sono anche assolutamente altro. C'è qualcosa nella loro presenza di inspiegabile e sfuggente, di infinitamente arcaico eppure duttile. È lì che moresco conduce il lettore, sulla soglia del silenzio. Lì dove arrivano anche le fotografie di giovanni giovannetti che chiudono il libro.
Nel 1924 un giovane anarchico tedesco, ernst friedrich, decise di rivelare al mondo il vero volto della guerra, e lo fece nel modo più sconvolgente, pubblicando una raccolta di fotografie terrificanti e commoventi che, come negli stessi anni facevano i dipinti di grosz e dix o i romanzi di remarque, raccontavano cos'era successo davvero durante il primo conflitto mondiale. Denunciando gli orrori della guerra, friedrich raccontò attraverso le immagini cosa era accaduto durante gli anni della grande guerra nelle trincee e nei campi di battaglia, le mutilazioni fisiche e psicologiche, la distruzione della natura, le sofferenze di chi aveva combattuto e di chi era restato nelle città, il dolore per i morti e quello dei sopravvissuti.
Fra il 1943 e il 1945 decine di migliaia di civili furono vittime di 2273 stragi brutali compiute da nazisti e fascisti in tutto il paese. Nei mesi successivi alla liberazione, molti dei colpevoli furono individuati e su di loro furono aperti procedimenti penali. Ma dal 1947 una mano ignota ha messo tutto a tacere. Dentro un armadio custodito nella procura generale militare, 695 fascicoli sono rimasti sepolti per mezzo secolo. Dal 1994 la procura militare ha riavviato i processi a carico dei pochi superstiti. L'autore, che ha portato alla luce l'esistenza dell'armadio della vergogna, ripercorre l'intera vicenda dell'insabbiamento e ricostruisce quelle stragi.
La verità su via d'amelio è ancora lontana perché è stata insabbiata. Un falso pentito ha retto ben sei processi e due sentenze della suprema corte. Perché? Com'è possibile che investigatori considerati pilastri dell'antimafia abbiano dato credito a un'assurdità così clamorosa? Lo bianco e rizza ce lo raccontano fotografando questi ultimi 18 anni di complici mistificazioni.
Si può scrivere una storia universale delle atrocità? E se ne può stilare una classifica? Come confrontare misfatti avvenuti in tempi e contesti tanto diversi? Secondo matthew white, bibliotecario statunitense, ricercatore indipendente specializzato in
Con il suo 'record' di 64 abbattimenti ufficiali, saburo sakai è considerato uno degli assi dell'aviazione da caccia moderna. Sottoufficiale dell'aviazione della marina, a bordo del suo leggendario zero, uno degli apparecchi più micidiali che abbiano mai solcato i cieli, compì una serie di straordinarie imprese per eroismo, talento di volo, intelligenza tattica, ma anche per generosità e altruismo. La sua storia trasporta i lettori nel suo ambiente familiare e negli anni del durissimo addestramento, per condurli poi nei cieli della manciuria, dove sakai combatté dal 1938 al 1941 contro i cinesi, e sul pacifico, dove l''ultimo dei samurai' duellò fino al 1945 con i piloti americani, diventando una leggenda vivente e sopravvivendo al suo destino.
Forse non avete mai pensato al granduca cosimo come a un rottamatore ante litteram. Considerare dante un modello per la sinistra probabilmente vi stupirà, e di sicuro stupirebbe lui. Qualcuno troverà fuori luogo il paragone tra il 'tecnico' machiavelli e mario monti o tra la burocrazia ai tempi del vasari e quella di oggi. Ma la storia di firenze ha molto da insegnare alla politica contemporanea. I fiorentini realizzarono un miracolo chiamato rinascimento investendo bene la montagna di soldi che erano stati capaci di guadagnare, e con quei soldi finanziarono opere utili e belle. Costruirono orfanotrofi e ospedali. Sovvenzionarono gli artisti ma si preoccuparono di accogliere i bisognosi. E non ebbero paura di mettere a confronto leonardo e michelangelo, con un sistema davvero meritocratico. Era un altro mondo, allora le banche salvavano gli stati, come accadde con la corona inglese. Oggi invece succede il contrario: gli stati salvano le banche. E dopo averle salvate non mettono nemmeno in discussione gli stipendi ultramilionari dei manager responsabili dei fallimenti. Anche i politici hanno le proprie colpe: rinunciano all'idea forte, preoccupati solo per la propria poltrona. E poi, umiliati e sconfitti, lasciano spazio ai tecnici, chiamati a costruire sulle macerie della loro pavidità. Ma non usciremo dalle difficoltà solo con una manovra finanziaria. La politica ha bisogno di uno stile nuovo, che sappia coinvolgere le persone, emozionarle.
L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Migrazioni, tensioni internazionali, scambi di immagini e di idee disegnano nuovi scenari. Mentre alcune barriere sembrano crollare, si assiste al nascere di confini e divisioni sempre nuovi. Parole come 'cultura', 'etnia', 'identità' riempiono sempre più, e sempre più spesso a sproposito, i discorsi dei politici e le colonne dei giornali. L'uso e l'abuso, spesso strumentale, dei questi concetti rischia di far apparire le culture come strutture monolitiche e immutabili. E così togliere il crocifisso dalle scuole, battersi in favore di regionalismi o contro l'immigrazione non dà conto di conflitti culturali, ma di costruzioni ideologiche, manipolazioni politiche che finiscono per diventare opinioni diffuse e condivise.
Charles bukowski 'ritorna'. Ritorna con una raccolta di scritti già pubblicati in vita ma che qui postulano una continuità, un'unità di tono, un preciso e vario dispiegarsi di temi. Che si tratti di arte, di musica, di politica, dei colleghi scrittori o di ripercorrere la propria vita, la penna del vecchio buk non sorprende, ma illumina, lascia senza fiato. Che cosa doveva essere letteratura, era chiaro: 'la maggior parte degli scrittori scriveva delle esperienze delle classi medio-alte. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere alle mie giornate, alla strada, qualcosa a cui appigliarmi. Avevo bisogno di ubriacarmi di parole. ' . 'azzeccare i cavalli vincenti' va oltre il testamento letterario. In questa raccolta di riflessioni bukowski innesca una personalissima, vitale ed esplosiva battaglia contro la fiacca mentalità borghese, con uno humour disincantato, dark e cinico che non può lasciare indifferenti. Ecco allora le prese di posizione contro la cultura 'alta' delle università, i poco convenzionali pamphlet sul piacere di defecare e sul diritto di guidare ubriachi, e le dichiarazioni programmatiche sulla superiorità di una vita spogliata dagli agi materiali e magari arricchita da una bottiglia di vino e da un disco di mozart. Tristezza, follia, humour. L'universo bukowskiano concentrato in una raccolta di saggi e scritti apparsi su riviste e taccuini tra il 1944 e il 1990.