Dopo i romanzi di grande successo con protagonista il vicequestore rocco schiavone, questa volta manzini racconta un personaggio femminile indimenticabile. 'antonio manzini ribalta stereotipi e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai margini della storia. Un romanzo potente e bellissimo' - teresa ciabatti 'orfani bianchi romanzo sconcertante e fuori dalle righe. Antonio manzini affronta un tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico di temerarietà' - massimo lugli, il venerdì di repubblica mirta è una giovane donna moldava trapiantata a roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo nunzio poi la signora mazzanti, 'che si era spenta una notte di dicembre, sotto natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero ai regali e al panettone', poi olivia e adesso eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c'è lei, mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. 'nella disperazione siamo uguali' dice eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.