C'è stato un momento in cui i giganteschi rettili preistorici sono tornati in vita, lasciando la penombra dei musei di scienze naturali per andare alla conquista del mondo. Era il 1993, l'anno in cui uscì al cinema
«canto il corpo elettrico / le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio / non mi lasceranno sinché non andrà con loro, non risponderà loro / e li purificherà, li caricherà in pieno con il carico dell'anima». Così walt whitman racconta il corpo umano in
Parliamo di 'esseri umani e animali', come se tutti i viventi ricadessero in due sole categorie: noi e tutti gli animali. Eppure abbiamo addestrato gli elefanti a trascinare tronchi d'albero fuori dalla foresta; nei laboratori abbiamo fatto percorrere labirinti ai ratti, per studiare l'apprendimento; e i piccioni ci hanno insegnato i rudimenti della psicologia beccando i bersagli che gli mostravamo. Studiamo i moscerini per imparare come funziona il nostro dna, e infettiamo le scimmie per mettere a punto cure da usare sugli esseri umani; nelle nostre case e nelle nostre città i cani proteggono e guidano persone che possono vedere solo grazie agli occhi dei loro compagni a quattro zampe. A dispetto di tutta questa intimità, conserviamo una tentennante insistenza sul fatto che gli 'animali' non sono come noi - benché noi stessi siamo animali. Potrebbe mai una relazione basarsi su un fraintendimento più profondo? Negli ultimi decenni le scienze biologiche hanno ricostruito i tratti evolutivi che ci legano agli altri animali (dai pesci ai primati) sul piano morfologico e genetico. Un risultato già stupefacente, se non fosse che ora – grazie a studiosi della finezza e percettività di carl safina – ci avviamo a un salto ulteriore: verificare l'incidenza di quei tratti a livello cognitivo e affettivo-emotivo. Da rigoroso ricercatore sul campo, safina ci immette in tre paesaggi esemplari: una riserva africana, dove elefanti dalle variegate «personalità» si aggregano in una spiccata socialità (non a caso i masai li considerano dotati di un'«anima» al pari degli umani); il parco di yellowstone, dove i lupi – reintrodotti di recente – si muovono echeggiando cadenze pleistoceniche, fra strategie di predazione e sorprendenti gerarchie sociali (le femmine, per esempio, sono deputate ai dilemmi decisionali come restare/partire); e le acque cristalline del pacifico nordoccidentale, dove cetacei di diverse specie dispiegano la vertigine della loro visione «acustica» e interagiscono col sapiens in modi inaspettati e toccanti. Penetriamo così in un ventaglio di intelligenze, «coscienze» e «visioni del mondo» di altri animali – con cui condividiamo molti «correlati neurali», a partire dal cervello «antico» e dalla sua tastiera emotiva – insieme familiari e aliene, contigue e alternative. Al punto da mettere in dubbio, ancora una volta, la tesi secondo la quale l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose.
L'enigma di rennes-le-chàteau sembra davvero insondabile. Nonostante i fiumi di inchiostro versati, il mistero che circonda questo piccolo centro nel sud della francia non smette di infittirsi. La nuova ricerca di giorgio baietti guida il lettore fino al cuore dell'arcano, passando attraverso una serie di scoperte. Innanzitutto rennes-le-château è circondato da una corona di villaggi, castelli, sotterranei e grotte, fitti di indizi mai analizzati. Che dire, ad esempio, del cristo senza mani presso antugnac? O delle mele blu della chiesa di brenac? E poi: negli stessi anni in cui saunière costruiva il suo
Merle e ted kerasote si sono incontrati nel deserto dello utah. Merle aveva circa dieci mesi, era stato abbandonato e aveva l'aria di cercare qualcuno che lo adottasse. Ted aveva quarant'anni, scriveva articoli e saggi sugli animali ed era alla ricerca di un compagno a quattro zampe. Merle si è subito trasferito nella casa di ted nel wyoming, una zona prevalentemente rurale, e ted ha fatto installare una porta che permettesse a merle di andare e tornare a suo piacere, completamente libero. In questo modo, fra i due si è instaurato un rapporto unico che ha insegnato molto a entrambi, ma soprattutto a ted: gli ha insegnato che non si tratta solo di lasciare porte aperte sul mondo esterno (anche se è importante), quanto di lasciarle aperte verso le nostre emozioni, permettendo agli altri di entrare e uscire.
Finalmente la nazione delle piante, la più importante, diffusa e potente nazione della terra, prende la parola. «immaginare una costituzione scritta dalle piante, cui io presto l'opera di tramite con il nostro mondo, è l'esercizio giocoso dal quale nascono le pagine del mio libro» - stefano mancuso, robinson «in nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante, ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della nazione delle piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti. »
La fumettista coreana keum suk gendry-kim ha lavorato anni a questo racconto, basato sulla testimonianza diretta di una sopravvissuta, sul dramma delle «comfort women», donne che – durante la guerra di conquista che il giappone mosse contro corea e cina nei primi anni quaranta del ventesimo secolo – venivano vendute, rapite o costrette con l'inganno a lavorare come prostitute, violentate quotidianamente dai soldati. Questo libro è profondamente doloroso e rivanga un passato che spesso si è cercato di dimenticare o negare, ma che è importante conoscere e ricordare. Molto più che una biografia, le malerbe è un racconto intimo e sentito, in cui anche la voce della narratrice è riconoscibile e importante, e si intreccia ai racconti, a volte comprensibilmente frammentari, di una donna che sente di non aver avuto un solo istante felice da quando è uscita dal ventre della madre, come dice lei stessa. Una lettura necessaria, che vi farà bene.
Cosa succederebbe se gli esseri umani sparissero dalla terra? Secondo alan weisman, dopo solo 48 ore le metropolitane sarebbero inondate, dopo un anno l'asfalto si spaccherebbe man mano che l'acqua nelle crepe si congela, dopo 4 il ciclo gelo-disgelo sgretolerebbe i palazzi non piú riscaldati, dopo 5 basterebbe un fulmine a incendiare intere città. Solo dopo 500 anni le foreste avanzerebbero con prepotenza, dopo 15. 000 il ghiaccio si estenderebbe fino a dare inizio a una nuova era glaciale, e dopo 10 milioni di anni sulla terra non ci sarebbe piú testimonianza dell'umanità. Ma tra 5 miliardi di anni, quando il sole si espanderà in una stella infuocata inglobando tutti i pianeti, forse frammenti di dna potrebbero muoversi nello spazio, creando le basi per una nuova vita.
Il più disastroso terremoto mai avvenuto in europa fu quello che il 28 dicembre 1908 rase al suolo messina e reggio calabria, provocando quasi centocinquantamila morti. Nella città devastata dalle scosse, dalle successive ondate di maremoto, dagli incendi, accorrono alcuni tra i più famosi giornalisti e intellettuali italiani: il loro reportage fissa la memoria indelebile di uno dei capitoli più tragici nella storia del nostro paese. In queste pagine giorgio boatti narra la catastrofe di messina in un'ampia e serrata ricostruzione basata, oltre che sulle cronache e i racconti dei sopravvissuti, su documenti inediti che ne illuminano i più drammatici e sconvolgenti risvolti.
Il testo affronta tre temi fondamentali: l'evoluzione della vita, la trasmissione delle informazioni biologiche e il flusso di energia attraverso i sistemi viventi.