Da venticinque anni nella polizia di parigi, il commissario adamsberg è un uomo lento. Riesce a riflettere solo camminando e i suoi pensieri sono aggrovigliati come gli scarabocchi che annota sui fogli. Brancola sempre nel buio, ma proprio quando sembra andare alla deriva viene folgorato da intuizioni geniali. Come quelle con cui risolverà un caso davvero misterioso, che parrebbe avere a che fare con simboli e superstizioni di un'altra epoca. Dopo avere scritto una saga incentrata su tre stralunati detective dilettanti, con questo romanzo fred vargas disegna il ritratto di un indimenticabile poliziotto.
'quando arrivo alla stazione termini, mi aspetto che ci sia una folla acclamante ad aspettarmi, un mare di gente come sotto il balcone del papa: io, il martire estremo, la stella caduta, il patriota infinito. Costruitele una statua d'oro e di diamanti, regalatele le chiavi del paradiso, isolastele il respiro ed i pensieri. Non contaminatela. Non sporcatela. Non toccatela mai più: è una santa. Invece niente. Il rumore dei passi di tutti su tutte le strade del mondo mi fa saltare i nervi. Se sapessero chi sono' (antonella lattanzi).
Il millenario jinn bartimaeus, il demone che costruì le mura di uruk, karnak e praga, che parlò con re salomone, che cavalcò per le praterie con i padri dei bisonti, viene improvvisamente richiamato dal mondo degli spiriti ed evocato a londra. Una londra tetra e cupa dove la magia consiste in un'unica capacità: quella di evocare e asservire demoni, i quali, loro malgrado, obbediranno a ogni ordine del mago che li tiene in suo potere. Bartimaeus deve compiere una missione difficilissima: rubare l'amuleto di samarcanda al temibile e ambizioso simon lovelace.
Mosca, 20 settembre 1968. Nell'esclusiva clinica riservata ai quadri del cremlino nascono due gemelli: il primo muore quasi subito, il secondo, rubén, si rivela affetto da paresi cerebrale. Dopo un anno rubén viene separato dalla madre e rinchiuso negli speciali orfanotrofi, veri e propri gulag in cui vengono isolati quelli come lui. Quando agli inizi degli anni novanta riuscirà a fuggire dall'ospizio per anziani in cui era stato rinchiuso in attesa della fine, rubén incontrerà la madre e comincerà a raccontare la sua storia. Un libro che, se è cronaca di un'infanzia e di un'adolescenza trascorse in un sistema feroce, è anche una voce che trasforma l'orrore in narrazione e uno sguardo che trasfigura quello stesso orrore in immagini.
Ultimo lavoro teatrale di wilde, «l'importanza di essere onesto» debuttò al st james's theatre di londra il 14 febbraio 1895, ma nonostante lo strepitoso successo non rimase a lungo sulle scene a causa di uno scandalo che sconvolse di lì a poco la vita dello scrittore. La commedia riprese però in seguito il suo cammino trionfale e rimane in assoluto una delle più rappresentate. Prima di essa wilde aveva già al suo attivo il buonissimo esito di tre melodrammi brillanti: «il ventaglio di lady windermere» (1892), «una donna senza importanza» (1893) e «un marito ideale» (1895). Ma mentre questi lavori si inserivano nel filone 'francese' della commedia, di sardou, scribe e dumas figlio, le cui vicende erano ambientate nei salotti della buona società e riguardavano l'onore, il matrimonio, la fedeltà, i natali, «l'importanza di essere onesto» segna una totale emancipazione da tali moduli. Facendo dei suoi paradossi piacevolmente sovversivi la struttura stessa del dramma, sostituendo all'azione la conversazione, mettendo sullo stesso piano le cose serie e quelle frivole, wilde non solo sbeffeggia le convenzioni teatrali della società dell'epoca, ma la stessa società che da quelle convenzioni vuol sentirsi rassicurata nei suoi codici comportamentali.
Mosca 1896. È la vigilia dell'incoronazione di quello che sarà l'ultimo zar di russia e tutto è pronto per la solenne cerimonia. A mosca è attesa tutta l'aristocrazia europea, quando, all'improvviso, una notizia scuote le stanze del potere: il figlio minore del granduca georgij aleksandrovic, zio dell'imperatore, è stato rapito. Una lettera anonima richiede come riscatto l'orlov, il grosso diamante posto sullo scettro dello zar, senza il quale non è possibile incoronare il nuovo sovrano. Il dilemma si insinua nelle più alte sfere diplomatiche: sacrificare una vita o la più solenne delle tradizioni russe? Ma forse c'è una terza via ed erast fandorin potrebbe esserne l'artefice. O la vittima.
Il millenario jinn bartimaeus, il demone che costruì le mura di uruk, karnak e praga, che parlò con re salomone, che cavalcò per le praterie con i padri dei bisonti, viene improvvisamente richiamato dal mondo degli spiriti ed evocato a londra. Una londra tetra e cupa dove la magia consiste in un'unica capacità: quella di evocare e asservire demoni, i quali, loro malgrado, obbediranno a ogni ordine del mago che li tiene in suo potere. Bartimaeus deve compiere una missione difficilissima: rubare l'amuleto di samarcanda al temibile e ambizioso simon lovelace.
Anarchico, vagabondo, individualista, solidale con ogni eversione solitaria: le narrazioni di dovlatov posseggono un'incantevole forza di immedesimazione per il lettore. Voce narrante e protagonista insieme di storie che hanno l'inconfondibile marchio del vissuto, la prosa rapida e classica di dovlatov dà un 'ordine lirico' - è stato detto - a un caos naturale. E trascina in viaggi, lungo il percorso di una trama, in un mondo popolato di umoristi naturali, che esprimono la totale insensatezza esistenziale, la casualità che stringe nel paradosso ogni genere di personalità: siano essi i confusi emigrati ex dissidenti, siano gli stralunati ubriaconi, mezzi intellettuali mezzi barboni, suoi amici nell'urss anni settanta, come in questo romanzo.
L'autrice continua con questo romanzo a scavare nella memoria personale e collettiva del novecento. Questa volta trasmette il racconto affidatole ancora bambina da un piccolo profugo prussiano nell'estate del 1949. Attraverso le parole di kurt rivivremo così la tragedia delle migliaia di tedeschi orientali che nell'inverno 1944-45, fuggendo davanti all'armata rossa che avanzava da est, cercavano di raggiungere il baltico e da qui la germania occidentale. Dopo aver assistito alla morte del nonno ed essersi trovato a stringere tra le braccia il corpo del fratellino neonato che credeva di aver portato in salvo, kurt sprofonda in un
Sulla shoah hanno ormai scritto in molti - forse in troppi - ma un aspetto fondamentale è finora rimasto stranamente in ombra: le donne, che nelle selezioni ad auschwitz costituirono, insieme ai bambini, quasi il 70% dei prigionieri inviati alle camere al gas. Questo libro, articolato in tre conversazioni con liliana segre, goti bauer e giuliana tedeschi - italiane deportate ad auschwitz e prigioniere nel campo femminile di birkenau nel 1944 - mette in luce la diversa esperienza femminile della prigionia e della testimonianza.