Scritta nel 1962 e ambientata nel salotto di una sofisticata clinica elvetica per malattie mentali, questa commedia in due atti viene condotta con le armi della farsa e di un grottesco tinto di cabarettismo. Durrenmatt vi affronta, attraverso un continuo capovolgimento dell'azione scenica, rivelazioni e sempre nuovi personaggi, il tema epocale della responsabilità dello scienziato di fronte al genere umano. Formalmente 'giallo poliziesco' con tanto di cadaveri e poliziotti – solidi poliziotti svizzeri che puzzano di vino e tabacco – sul palcoscenico, la pièce è di fatto una sapiente metafora della nostra condizione nell'èra nucleare. Muovendo infatti dalla considerazione che 'un dramma che tratti di fisici deve essere paradossale', durrenmatt avverte che se 'il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, i suoi effetti riguardano tutti', ma 'ciò che riguarda tutti può essere può essere risolto solo da tutti'. In questa pièce dagli incalzanti sovvertimenti 'siamo sempre ad un passo da hitchcock', notava ladislao mittner, siamo cioè nell'inquietante condizione di chi non sa sino alla fine da che parte stia la verità.
Per curare il marito, nora in passato si è indebitata con un certo krogstad. Per anni ha lavorato per pagare il debito, senza riuscire a liberarsene. Krogstad, che lavora nella banca di cui il marito di nora è direttore, ricatta la donna perché gli ottenga una promozione. Quando il marito, che per altri motivi lo vorrebbe licenziare, viene a sapere tutto, si preoccupa solo della sua reputazione e rimprovera aspramente la moglie. La meschinità dell'uomo porta nora a decidere di allontanarsi, per riflettere da sola su se stessa.
Di ritorno dall'america dove era emigrato, il narratore ripercorre i luoghi della sua infanzia. Solo il paesaggio non è cambiato, tutto il resto è irriconoscibile. Ritrova un vecchio compagno, nuto, fa amicizia con un ragazzo zoppo, cinto, con cui fa lunghe passeggiate. I ricordi riaffiorano nelle conversazioni con nuto: persone, situazioni dell'infanzia riprendono vita. Ma un giorno, proprio quando il narratore inizia a pensare di tornare ab abitare definitivamente in quei posti, divampa un incendio ben diverso dagli allegri fuochi accesi dai contadini. Il padre di cinto ha dato fuoco al podere in cui lavorava e si è ucciso, dopo aver sterminato la famiglia. Cinto è l'unico sopravvissuto e il narratore, prima di partire, lo affida a nuto.