'È finito il nostro carnevale' è la storia di rigoberto aguyar montiel: una macedonia di geni razziali e un senzaterra ma soprattutto un amante del calcio e delle donne. Nella parigi di fine anni venti (a pochi mesi dal primo campionato mondiale di calcio) rigoberto si innamora perdutamente di consuelo, la magnifica modella che poserà per la creazione della coppa rimet. Scomparsa misteriosamente la ragazza (nel laboratorio di un orafo di nervoso talento), rigoberto promette a se stesso di rubare la statuetta d'oro, facendone il simbolo di tutte le speranze perdute dagli uomini. Inizia in questo modo una lunga cavalcata in giro per i cinque continenti, nelle vesti di cronista sportivo sempre sull'orlo del licenziamento. Il lungo viaggio di rigoberto è anche l'attraversamento del novecento, un percorso pieno di occasioni luminose (l'incontro con ernest hemingway, con django reinhardt, con tom jobim e vinicius de moraes) e di momenti tristi (la seconda guerra mondiale, le dittature sudamericane degli anni settanta, la fine del calcio come branca del romanticismo).
Ispirata con libertà tutta moderna al più romantico degli orientalismi questa 'festa teatrale' per lettore solista racconta la fiabesca scoperta dell'amore tra la leggiadra principessa guancia di tulipano e il suo promesso sposo sconosciuto, ma anche tra un elefante grigio e uno bianco, tra un colibrì affamato e un'orchidea, tra una voce narrante e un orecchio. Ispirato al canovaccio di un'opera messa in scena alla corte prussiana ai primi dell'ottocento, 'guancia di tulipano' è un nuovo approdo del viaggio nei miti del desiderio iniziato da busi nel 1996 quando, partendo dal boccaccio, reinventò 'la vergine alatiel'.
John rivers, un giovane scienziato, diventa l'assistente del premio nobel henry maartens. Invitato a vivere con la famiglia di maartens, rivers si ritrova attratto da katy, la bellissima moglie del grande scienziato, e diventa oggetto del desiderio della figlia adolescente ruth, che cerca invano di sedurlo. Rivers ricompone i frammentati ricordi di questa drammatica esperienza, ritrovando tra le pieghe del passato una storia più insensata e vera di qualsiasi romanzo, e pagine di vita da raccontare a un amico la notte di natale.
A dieci anni dal grande successo de 'il delfino', sergio bambarén torna a narrare le avventure oceaniche di daniel alexander dolphin, con un percorso che si svolge fra le onde del mare aperto e nelle profondità del mondo interiore di daniel. Questa volta daniel dovrà capire se la sua continua ricerca di pace interiore possa coniugarsi con il desiderio e la necessità di creare una famiglia e di accudire una nuova vita che sta per nascere.
Quello di 'aureole in cerca di santi' è un mondo che si impone sul protagonista come grandine dal cielo, così l'ex fidanzata michela si inventerà un nuovo partito politico; laura, la donna feticista commessa di un negozio di dischi, gli darà un figlio; le televisioni lo intervisteranno per via del nuovo lavoro; fino a quando, alla fine, gli parrà di scorgere qualcosa di strabiliante nella schiuma delle onde del mare alla sua sinistra, una cosa impossibile da vedere: il futuro.
Dopo questo libro, e dopo il film che ne ricavò john houston, l'immagine 'giungla d'asfalto' è entrata nel linguaggio di tutti i giorni: il misto di ansia e disperazione prodotto dell'homo homini lupus delle metropoli convulse. E ansia e disperazione dominano questo noir classico. Riescono a filtrare, pur dal modo antisentimentale con cui il racconto intende presentare un caso di vita autentica criminale, pur dalla cupa obiettività che fanno di 'giungla d'asfalto' il prototipo di diritto dei romanzi criminali a base sociologica, per i quali il delitto è il risultato inevitabile di condizioni di vita miserabili o disgregate.
'tanto per cominciare, zooey era un giovanotto piccolo, dal corpo estremamente esile. Da dietro (soprattutto dove gli si vedevano le vertebre) sarebbe quasi potuto passare per uno di quegli sparuti bambini di città che ogni estate vengono spediti alle colonie a ingrassarsi e prendere il sole. Visto in primo piano, di faccia o di profilo, era straordinariamente, spettacolosamente bello. La sorella maggiore mi ha pregato di dire che assomigliava all''esploratore mohicano ebreo-irlandese dagli occhi azzurri che morì tra le vostre braccia al tavolo della roulette di montecarlo'. A salvare in extremis quel volto dall'eccessiva bellezza, se non addirittura dallo splendore, era un orecchio che sporgeva leggermente più dell'altro. '