Secondo le parole dello stesso heidegger, i sei 'holzwege - sentieri erranti nella selva', pubblicati per la prima volta in volume nel 1950, costituiscono dei tentativi di meditare sull'essenza e sulla storia della metafisica occidentale. Due sono tentativi a tema: celeberrimo quello sull'origine dell'opera d'arte, con la sua memorabile analisi del quadro delle 'scarpe contadine' di van gogh; seguito dal saggio sulla scienza, indagata quale fenomeno essenziale dell'età moderna; gli altri quattro hanno impostazione esegetica: anassimandro e la fruizione, hegel e la parusia dell'assoluto, nietzsche e 'dio è morto', rilke e l'angelo. Sono sentieri erranti nella selva dell''ereignis' ('evento'), che dal 1936 è divenuto l'emblema della 'svolta' del pensiero di heidegger, la sua parola-guida. La traduzione di vincenzo cicero, uscita nel 2002 (senza originale a fronte), è diventata presto un classico: già dopo un paio d'anni si è cominciato a parlarne come del paradigma di un modo radicalmente nuovo di tradurre heidegger, di una maniera inedita di restare fedeli al suo testo, di un'operazione tanto seria e legittima sul versante filosofico e filologico, quanto nettamente alternativa alla tendenza tradizionale di tipo estetizzante incarnata da franco volpi e dalla sua scuola. Dal 2014 il volume, che consta peraltro di un importante glossario multilingue, è completo del testo tedesco.
«la via della bellezza è la via della salvezza» perché ci viene spontaneo raccogliere sulla spiaggia del mare le conchiglie e i sassolini più belli? Perché rimaniamo incantati davanti a un volto umano o a un dipinto, o avvertiamo un'inesprimibile dolcezza interiore ascoltando musica, o ci soffermiamo con gli occhi spalancati a contemplare un tramonto? Perché, in altre parole, ricerchiamo quella rivelazione, quell'epifania che definiamo bellezza? Vito mancuso affronta in questo nuovo affascinante libro un mi-stero che è tipico dell'uomo, e ne interpreta le profondità per farne la bussola capace di orientare il cammino verso la verità. Superando l'aspetto esteriore dei nostri corpi per approfondire il senso dell'interiorità della nostra anima fatta di armonia e fascino, eleganza e grazia, questa riflessione diventa un'avventura alla ricerca delle sorgenti della bellezza in grado di indicarci quali pratiche concrete possiamo mettere in atto per rendere quotidiano il nostro rapporto con essa: solo in questo modo infatti potremo superare ogni indifferenza e tornare, o addirittura iniziare, a gioire al cospetto di quelle opere e di quegli eventi capaci di stringerci il cuore. Perché ricercare e custodire la bellezza è la via privilegiata per onorare il compito che attende la nostra vita.
Siamo nel 1919. La prima guerra mondiale è finita da poco. Comincia un decennio di eccezionale creatività, che cambierà per sempre il corso delle idee in europa. Wolfram eilenberger mette in scena l'esplosione del pensiero, sullo sfondo di una germania divisa tra l'esuberanza e la voglia di vivere del dopoguerra e l'abisso della crisi economica, tra la lussuria delle notti berlinesi e i complotti reazionari della repubblica di weimar, mentre il nazionalsocialismo si trasforma velocemente in una minaccia. I quattro protagonisti di questi anni decisivi sono giganti di ogni tempo. E le loro vite straordinarie si intrecciano nella necessità di rispondere alla domanda che ha orientato nei secoli la storia del pensiero: che cos'è l'uomo? Eilenberger mostra che la vita quotidiana e i dilemmi della metafisica fanno parte della stessa storia. E racconta la più grande rivoluzione del pensiero occidentale attraverso quattro dei suoi protagonisti assoluti, ciascuno con il proprio sguardo penetrante e il proprio modo di concepire la vita, il linguaggio, il tempo e il mito. Quattro grandi filosofi: wittgenstein, heidegger, benjamin e cassirer. Seducenti e geniali, sono gli attori di una rivoluzione senza precedenti. Un racconto che ci rivela come siamo diventati quello che siamo.
Siamo nel 1919. La prima guerra mondiale è finita da poco. Comincia un decennio di eccezionale creatività, che cambierà per sempre il corso delle idee in europa. Wolfram eilenberger mette in scena l'esplosione del pensiero, sullo sfondo di una germania divisa tra l'esuberanza e la voglia di vivere del dopoguerra e l'abisso della crisi economica, tra la lussuria delle notti berlinesi e i complotti reazionari della repubblica di weimar, mentre il nazionalsocialismo si trasforma velocemente in una minaccia. I quattro protagonisti di questi anni decisivi sono giganti di ogni tempo. E le loro vite straordinarie si intrecciano nella necessità di rispondere alla domanda che ha orientato nei secoli la storia del pensiero: che cos'è l'uomo? Eilenberger mostra che la vita quotidiana e i dilemmi della metafisica fanno parte della stessa storia. E racconta la più grande rivoluzione del pensiero occidentale attraverso quattro dei suoi protagonisti assoluti, ciascuno con il proprio sguardo penetrante e il proprio modo di concepire la vita, il linguaggio, il tempo e il mito. Quattro grandi filosofi: wittgenstein, heidegger, benjamin e cassirer. Seducenti e geniali, sono gli attori di una rivoluzione senza precedenti. Un racconto che ci rivela come siamo diventati quello che siamo.
«anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. » questo libro, pubblicato nei 1942, quando camus non aveva ancora trent'anni, intende ripensare
Uscito nel 1979, il libro di lyotard si è imposto fin da subito, e non solo nel dibattito filosofico, come un testo di riferimento. In questo libro l'autore, con radicalità, chiude i conti con la tradizione storico-filosofica del pensiero classico. Una tradizione che aveva segnato con forza, nel bene e nel male, la storia del novecento. Non più quindi sistemi filosofici e grandi narrazioni basate sull'eredità dell'illuminismo e sui grandi sistemi emancipativi, in primo luogo l'hegelismo e il marxismo, ma comprensione piena e accettazione di un nuovo modello di pensiero che identifica una nuova idea di modernità, basata essenzialmente sulla rottura netta con il passato: il
L'uomo soffre per 'l'insensatezza' del suo lavoro, per il suo sentirsi 'soltanto un mezzo' 'nell'universo dei mezzi', senza che all'orizzonte appaia una finalità prossima o una finalità ultima in grado di conferire senso. Sembra infatti che la tecnica non abbia altro scopo se non il proprio autopotenziamento. Di fronte a questa diagnosi, la psicoanalisi rivela tutta la sua impotenza, perché gli strumenti di cui dispone, se sono utilissimi per la comprensione delle dinamiche emotivo-relazionali, per i processi di simbolizzazione sono inefficaci. Qui occorre la pratica filosofica perché, fin dal suo sorgere, la filosofia si è applicata alla ricerca di senso.
Un'audace analisi, che ci guida ai confini di quell'occidente che è «la repubblica fondata da platone» per aprirsi su ciò che, al di fuori di quella repubblica, perennemente è.