Un'immortale storia d'amore sospesa in quello spazio senza tempo che solo la grande letteratura sa creare. Germania, xix secolo. Nella sperduta cittadina di wandernburgo approda una notte hans, giovane traduttore giramondo. Quella che sembra soltanto una tappa nel suo viaggio si trasforma nella piú meravigliosa e seducente delle trappole: l'ingresso in un circolo letterario, l'incontro con un saggio suonatore di organetto, una catena di misteriosi delitti. E soprattutto l'amore irresistibile per sophie; donna tanto sensuale quanto intelligente. Una passione che farà tremare letti e libri. Tutto lo trattiene in questo luogo bizzarro e senza confini, dove le strade cambiano ogni giorno posizione e da cui nessuno pare essere mai riuscito a ripartire. Guardando a goethe, mann, borges e calvino, neuman ha scritto un romanzo ottocentesco con gli occhi di un uomo del ventunesimo secolo. Perché in fondo la storia degli esseri umani è sempre la storia di creature sperdute, straniere a loro stesse, che possono sperare di salvarsi solo se si affidano al cuore degli altri.
Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l'ha raggiunta e l'impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell'altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l'irreparabilità del danno; è l'urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l'abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore. Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l'hanno interrogata, e che hanno fornito all'autrice gli strumenti per tutto questo.
È il 1996 a sarajevo e hanna heath, trentenne restauratrice australiana di manoscritti e libri antichi, è appena giunta nella capitale bosniaca devastata da cinque anni di guerra civile e ancora sotto il fuoco dei cecchini. Qualche giorno prima, hanna ha ricevuto da gerusalemme una telefonata da un insigne studioso di antichi manoscritti ebraici. L'israeliano le ha comunicato che durante la pasqua ebraica, il capo della comunità giudaica di sarajevo ha tirato fuori la haggadah, il celebre libro di preghiere che si pensava ridotto in cenere sotto i bombardamenti del '92. Hanna conosce bene la haggadah di sarajevo: un manoscritto ebraico prodotto in spagna in età medievale e ricco di variopinte miniature, inusuali in un'epoca in cui la fede giudaica condannava ogni genere di illustrazione; un'opera così preziosa e fondamentale nella storia dell'ebraismo che quando, negli anni quaranta, i nazisti e i famigerati reparti della mano nera cercarono di impadronirsene, il bibliotecario musulmano del museo di sarajevo la pose in salvo. E ora il libro è stato nuovamente sottratto alla furia distruttrice e alla follia degli uomini. Hanna si è affrettata ad accettare l'incarico di restaurarlo ed è accorsa subito al museo nazionale di sarajevo, dove ora stringe tra le mani quel manoscritto raro e di grande bellezza con le sue miniature dai colori ancora puri e vividi come nel giorno lontano in cui sono stati stesi sulla carta.
A dieci anni l'età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D'estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant'anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l'abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.
Nel giardino di una casetta rossa, nella quieta campagna dei dintorni di helsinki, un'esile vecchietta sta annaffiando la sua aiuola di violette. Le rondini volteggiano cinguettando, i calabroni ronzano, un gatto sonnecchia sul prato. Ma l'idillio, ahimè, è solo apparente: la vita tranquilla di linnea ravaska, ottuagenaria vedova di colonnello, è avvelenata da una banda di malfattori che piomba ogni mese dalla capitale per estorcerle la pensione. Lo snaturato nipote kauko e i suoi degni accoliti non si accontentano di derubarla, ma devastano tutto quanto si trovano davanti, torturano il gatto, picchiano per gioco, saccheggiano, sporcano, distruggono, senza che linnea osi ribellarsi, fino al fatidico giorno in cui il troppo è troppo.
Il sole sta tramontando su un mare in tempesta, e james farrell lo osserva da una finestra di seton castle, la residenza in cornovaglia che, per più di quarant'anni, ha condiviso con sua moglie sarah. Ma sarah è morta, ed è stato james ad ucciderla, appena ventiquattr'ore prima. Perché? Perché un uomo pacifico ha ucciso la sua compagna, dopo mezzo secolo di felice convivenza? Le risposte non sono facili da affrontare, ma james sa di doverlo fare, e sa che, per farlo, deve ricostruire il proprio passato: deve tornare all'epoca in cui, rampollo dell'alta società londinese, aveva conosciuto ella, la cugina di sarah, e l'aveva amata appassionatamente, contro tutti e contro tutto.
È il 1938 in india, un tempo di aspri conflitti e mutamenti. Le moderne idee del mahatma gandhi cominciano a diffondersi e a scuotere le fondamenta dell'antica società tradizionale. Chuya ha ora 8 anni, ne aveva 6 quando è stata fidanzata a un uomo anziano legato alla sua famiglia, 7 quando si è sposata. Ora, però, il marito è morto e lei, secondo l'antica consuetudine hindu, è stata condotta nell'ashram delle vedove dove dovrebbe vivere in penitenza sino al giorno della sua morte. Nella mente della dolce e piccola chuya, però, fioriscono già le moderne idee di ribellione. Quando perciò la sua amica kalyani, una bellissima vedova-prostituta, stringe una relazione clandestina e proibita con un giovane idealista gandhiano appartenente alla buona società indiana, è chuya a guidare la rivolta nell'ashram delle vedove.
Serve un pizzico di follia per inseguire, nella vita, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia si sviluppa a sarajevo, in piena guerra fratricida della ex jugoslavia, nell'estate del 1992, quando i cecchini sono appostati dietro ogni persiana, le granate dilaniano interi quartieri, persino arrampicarsi su un albero può essere letale: c'è chi muore perché non ha saputo resistere alla tentazione delle ciliegie. Con la ferita di un matrimonio fallito ancora aperta, marco de luca è l'unico fra i suoi colleghi giornalisti ad aver accettato l'incarico di inviato per la televisione italiana in questo inferno. Raccontare la complessità dei balcani in novanta secondi al tg è impossibile, perciò non resta che denunciare l'inaudita barbarie. Come quella del bombardamento sull'orfanotrofio, dove marco si precipita a realizzare un servizio. Ma questa volta il filmato, paradossalmente, non ha nulla di drammatico. Come è possibile? In quella camerata piena di culle, marco è rimasto colpito da un particolare che nessuno ha notato: c'è un'unica bimba bruna, mentre tutti gli altri sono biondi. E proprio quella bimba bruna lo spinge a inseguire, con un pizzico di follia, quello che a tutti appare un sogno irragionevole. Questa storia, ispirata a vicende realmente accadute, ruota attorno a un formidabile atto d'amore che, a dispetto delle bombe e della burocrazia, si è potuto compiere grazie all'aiuto provvidenziale di due donne e alla determinazione incrollabile di un uomo.
Adele ha trentadue anni e non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Una mattina si sveglia e scopre che il suo mondo non esiste più: il marito ha dichiarato fallimento, ha prosciugato i conti in banca ed è scappato con l'amante. Come regalo d'addio le ha lasciato il gigantesco cane della sua nuova fidanzata. Ed è proprio mentre adele tenta di liberarsene che una ragazza con una bambina in braccio le si fionda in macchina. Inizia così il nuovo romanzo di stefania bertola, con l'incontro-scontro tra due donne che non potrebbero essere più distanti: una pare uscita da una versione biellese di beautiful, l'altra è ecocompatibile e spontaneamente zen, generatrice automatica di guai. Costrette dal destino a dividere una casa, alcune insidie, un'accanita nemica e un affascinante bugiardo, ciascuna imparerà dall'altra a ribaltare le proprie certezze.
Vincitore premio bagutta 2016. Con il fiuto e il passo del narratore di razza, e con la sua profonda conoscenza del mondo degli scacchi, paolo maurensig indaga sulla morte di alekhine cercando di scoprire 'ciò che solo il romanzo può scoprire'. La mattina del 24 marzo 1946 alexandre alekhine, detentore del titolo di campione del mondo di scacchi, venne trovato privo di vita nella sua stanza d'albergo, a estoril. L'esame autoptico certificò che il decesso era avvenuto per asfissia, e che questa era stata provocata da un pezzo di carne conficcatosi nella laringe - escludendo qualsiasi altra ipotesi. La stampa portoghese pubblicò la versione ufficiale, e il caso fu rapidamente archiviato. Da allora, però, sulle cause di quella morte si sono moltiplicati sospetti e illazioni. Qualcuno ha insinuato che le foto del cadavere facevano pensare a una messinscena; qualcun altro si è chiesto come mai alekhine stesse cenando nella sua stanza indossando un pesante cappotto - senza contare che il defunto aveva un passato di collaborazionista, e che i sovietici lo giudicavano un traditore della patria. Con il fiuto e il passo del narratore di razza, e con la sua profonda conoscenza del mondo degli scacchi ('lo sport più violento che esista', ha detto uno che se ne intendeva, garri kasparov), paolo maurensig indaga sulla morte di alekhine cercando di scoprire, come dice kundera citando hermann broch, 'ciò che solo il romanzo può scoprire'.