Questo volume intende esporre in maniera succinta ma rigorosa l'essenziale della metrica italiana (sillaba, accento, verso, rima, struttura delle forme metriche), senza rinunciare a una visione storica, che segue l'evoluzione poetica italiana dalle origini fino al verso libero novecentesco.
Le dita incrociate delle tre grazie nella primavera di botticelli indicano una data misteriosa, 14 marzo 1319. È il primo indizio di un'appassionante caccia al tesoro che lega fra loro i capolavori di artisti eccellenti. Opere eterne, commentate da generazioni di critici, studiosi o semplici osservatori. Ma che, se lette con uno sguardo nuovo,
Questo volume intende esporre in maniera succinta ma rigorosa l'essenziale della metrica italiana (sillaba, accento, verso, rima, struttura delle forme metriche), senza rinunciare a una visione storica, che segue l'evoluzione poetica italiana dalle origini fino al verso libero novecentesco.
Zelda sayre nasce nell'aprile dell'anno 1900. Nel luglio del 1918, a una festa da ballo in cui è contesa da cavalieri come la più corteggiata fanciulla d'alabama, conosce un giovane ufficiale: francis scott fitzgerald. È un amore totale, geloso e tormentato fin da principio. I due si sposeranno nel 1924, pochi giorni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo di successo. Ma la vita di questa coppia baciata dalla bellezza e dal successo è segnata dall'ombra lunga della follia di zelda, e da quella della disperata insoddisfazione di fitzgerald. Una coppia diventata parte integrante del mito dei
Per anni, sergio bambarén ha girato il mondo in cerca di una serenità all'apparenza irraggiungibile, spinto dal vento irrequieto del suo animo. Poi, proprio quando crede di aver finalmente conquistato l'equilibrio da sempre desiderato, ecco che arriva un figlio a sconvolgere ogni sua certezza. Solo stringendo tra le braccia il piccolo daniel per la prima volta, sergio si rende conto di non aver mai nemmeno immaginato le straordinarie implicazioni della paternità. Sopraffatto dalle emozioni, decide di prendere carta e penna per scrivere una lunga lettera al figlio. Una lettera in cui possano trovare sfogo tutte le parole che gli affollano la mente. Così, sergio si mette completamente a nudo, raccontando pagine della sua esistenza che non ha mai condiviso con nessuno. Parla della sua infanzia in perù, del primo amore, della passione per il mare. Svela i suoi sogni più intimi, le ambizioni più nascoste, le speranze più segrete. Ma non solo. Con lucidità e onestà, rievoca le paure, gli errori, le debolezze e le lezioni imparate a caro prezzo sulla propria pelle. Rimanendo fedele allo stile semplice e poetico che lo ha reso celebre, l'autore de 'il delfino' parla per la prima volta della meravigliosa esperienza che gli ha cambiato la vita, regalandoci un messaggio d'amore intenso e dolcissimo, che va dritto al cuore.
Murakami haruki ha gestito un jazz club per molti anni prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: ecco, leggendo 'ritratti in jazz' si ha l'impressione di essersi appena seduti a uno dei tavoli del locale a bere qualcosa mentre un vecchio amico, murakami stesso, ti racconta quello che stai ascoltando. Il tono è confidenziale, caldo, privo di specialismi, eppure pieno di informazioni, curiosità, aneddoti, di cose che si scoprono. Quello, però, che più colpisce è la passione sincera e bruciante che ogni 'ritratto' trasmette: murakami riesce veramente a farti 'sentire' il brano o il disco in questione. 'ritratti' in jazz regala al lettore un murakami allo stesso tempo inedito e riconoscibile. Riconoscibile perché il jazz, ancora più della corsa, è una passione che forma l'ossatura stessa della sua opera creativa. I suoi romanzi sono pieni di jazz, allusioni a dischi e musicisti: in un'ipotetica ricetta della poetica murakaminiana l'ingrediente 'jazz' è fondamentale e i suoi lettori lo sanno bene. Inedito perché mai come in questo libro si ha l'impressione di sentire la voce autentica e senza mediazioni narrative di murakami, come se il lettore entrasse nel suo mondo più quotidiano e genuino. Il libro è composto da cinquantacinque schede che, a partire dal ritratto di un musicista dipinto dall'artista wada makoto, commentano un disco storico. Ogni scheda, nelle mani di murakami, diventa un piccolo racconto, un frammento di memoria autobiografica o il fulmineo ritratto di un artista, di un'epoca.
Siamo abituati a pensare a un dizionario come a un testo autorevole, un riferimento capace di svelarci il significato di parole o espressioni che non conosciamo. 'il dizionario del diavolo' di ambrose bierce, non a caso detto bitter (l'amaro), sovverte questa funzione rassicurante. Smascherando sul filo di una tagliente ironia le distorsioni linguistiche che spesso nascondono comportamenti deplorevoli o quantomeno discutibili, bierce polemizza contro la falsità dilagante e porta in scena l'ignobile teatrino dell'ipocrisia umana, che stravolge e svuota valori e ideali da qualunque valenza profonda. Dall'amore alla morte, dalla guerra alla politica, passando per lavoro, religione, editoria e varie amenità, l'antidizionario di bierce include lo scibile umano in un abbraccio acidulo e sarcastico che cambierà il vostro modo di guardare il mondo.
Chi non ha risposte si salverà forse con una domanda, se saprà sceglierla bene. Sapremmo dire chi siamo senza evocare sangue e suolo? La democrazia avrà spazio per la bellezza? Si può essere potenti insieme, anziché uno contro l'altro? Figlia dei babyboomers e madre dei nativi digitali, quella degli anni settanta è una generazione ammarata nel mezzo di due fondamentali cambiamenti paradigmatici, uno sociale e uno tecnologico, una generazione che ancora fatica a trovare una propria dimensione storica. Esiliati dai simboli ideologici e giunti ai linguaggi tecnologici come adulti con una lingua straniera, i quarantenni di oggi hanno mancato il tempo di ogni rivoluzione; ora abitano il proprio presente con la sensazione di non potervi davvero risiedere, infragiliti da un'instabilità che li costringe a immaginare mondi inespressi, ma senza dimenticare due urgenze primarie: sopravvivere e restare visibili. Ma quale mondo avremmo costruito se avessimo avuto la percezione di poterlo fare? Quali cose, col senno di mezzo di chi nasce mediano, avremmo voluto migliori? Quale cambiamento avremmo generato se non avessimo avuto la sensazione di essere arrivati così dopo o così prima di tutti gli altri?
Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l'iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l'assedio e la caduta di troia. L'autore 'rinuncia' agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un'operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
'ogni volta che torno in sicilia da qualche parte dentro di me continuo ad arrivare in sicilia per la prima volta, bambino, negli anni settanta'. Questo è il racconto del viaggio del culicchia bambino, un viaggio che prepara mesi prima, dopo aver 'ascoltato' la sicilia attraverso le favole - 'la favola del nonno, la favola della nonna, la favola dei cavalli da corsa, la favola della maestra severa, la favola delle sfilate in uniforme da ballila. E poi c'era la mia favola preferita, e cioè la favola dei due soldati dell'afrikakorps' - e averla 'vista' dalle sbiadite foto in bianco e nero. Ed ecco allora l'arrivo alla stazione di torino, il treno che taglia di netto l'italia, la nebbia che dirada, i paesaggi al di là del finestrino, le prime avvisaglie di odori e colori. Quando il piccolo giuseppe arriva in sicilia, le fiabe prendono vita, i racconti diventano volti, città, parole. Palermo, trapani e finalmente marsala, dove i parenti lo accolgono con una frase che diventa formula di rito - 'ma tu peppe sei! Peppe come tuo nonno giuseppe culicchia! Pippinu! Pippinu piruzzu! ' . L'orizzonte si allarga sul mare e torino sembra appartenere a un'altra vita. Giuseppe culicchia mette in gioco la propria memoria e si affida allo sguardo di un bambino - innocente, curioso, pieno di meraviglia - per raccontare un viaggio che non ha ancora terminato.