Ford madox ford, che fu lo scopritore di jean rhys, scrisse, presentando il suo primo romanzo, che mostrava un istinto per la forma posseduto da rari scrittori, e quasi nessuna scrittrice, di lingua inglese. La rhys raccontava in quegli anni storie amare, di quotidiana ferocia: l'ambiente erano la rive gauche, con le sue colonie di esuli anglosassoni, piccoli alberghi di bloomsbury, bar, caffè e stanze mobiliate, palcoscenici di storie d'amore ricamate sulla desolazione. Ma col 1939 jean rhys scompare: i suoi libri si esauriscono, alcuni fedeli ammiratori continuano a ricordarli e a cercarli, di lei non si sa niente. Solo nel 1958 jean rhys è rintracciata in cornovaglia. Infine nel 1966 viene pubblicato il grande mare dei sargassi, la sua opera più matura: di straordinaria densità e tensione, questo libro è fra i pochi romanzi memorabili che abbia dato l'inghilterra in questi ultimi anni e come tale è stato subito riconosciuto. Siamo in giamaica, intorno al 1830, in un mondo dove «tutto era fulgore e tenebra». Da una parte le pratiche del voodoo e le storie degli zombi conosciute attraverso la servitù di colore, dall'altra la calma ferocia dei bianchi, l'intrico delle loro vendette e inganni – e tutto accolto in una natura che stordisce col suo splendore: così appaiono le cose alla piccola antoinette, che già si sente avvolta in un destino avverso. Segue poi il suo matrimonio con un giovane inglese, che la sposa per interesse: ne nasce una passione tristanica, dove «desiderio, odio, vita, morte erano terribilmente vicini nell'ombra». Finché un filtro d'amore filtrerà soltanto la sciagura, addensata da generazioni sul capo di antoinette, facendo una sola rovina di quei termini che prima erano già pericolosamente accostati.