Non solo siamo fra gli ultimi in europa nelle materie scientifiche, ma quando riusciamo a formare un vero genio in genere gli mettiamo in mano una valigia e lo mandiamo a far del bene all'estero. Perché in italia la ricerca proprio non vuole funzionare? Per due motivi, entrambi ben radicati nella storia e nel costume nazionali. Da un lato scontiamo una cronica quanto inspiegabile paura della scienza e delle sue potenzialità, e dal caso galileo alla battaglia contro l'analisi preimpianto degli embrioni molta responsabilità spetta alla chiesa e al suo vizio di dettare legge in un paese che pure si professa laico. Dall'altro lato ci si mette lo stato che da destra a sinistra taglia i fondi all'università, spreca le scarse risorse, ingarbuglia le carriere accademiche senza peraltro riuscire a sottrarle ai 'baroni'. Così, mentre da ogni parte si decanta l'importanza dell'innovazione per la crescita del paese, nei fatti chi dovrebbe produrla viene ostacolato con ogni mezzo: concorsi macchinosi, precariato a vita, stipendi da fame e, perché no, obiezione di coscienza. Storie di ordinaria contraddizione in un sistema che cola a picco. Margherita hack dedica questo libro all'analisi delle condizioni di una ricerca che non ha più né stato né chiesa su cui contare. Passa al vaglio le riforme che si sono succedute sotto quattro governi, denuncia gli errori ricorrenti e le troppe incongruenze, mette in luce gli esempi positivi incontrati nel corso della sua carriera e infine propone qualche idea.
Ogni tanto, sull'onda di un episodio dì violenza, si torna a parlarne. La destra della destra, che non ha mai tagliato i legami con il passato nazifascista, è in continua espansione. Mentre l'ala istituzionale s'incamminava verso posizioni liberal-democratiche, una frangia multiforme ha proseguito senza deviare. E se negli stadi le teste rasate continuano a punteggiare le tifoserie, per le strade delle nostre città gli skinheads ostentano croci celtiche, svastiche e macabri simboli fin troppo eloquenti. Respingono il diverso. Minacciano. Picchiano. Talvolta uccidono. Una massa sommersa che lavora sul campo, insidia i capisaldi storici della sinistra, ne infiltra gli spazi vitali. E si organizza militarmente per combattere una nuova guerra civile, etnica e razziale. In tutto il mondo. 'l'orda nera' racconta le nuove sigle, i luoghi, gli idoli, i riti, la storia e i miti di un movimento complesso, che conosce il web e cavalca il rock, che professa il rifiuto della globalizzazione, del cosmopolitismo, della contaminazione. In nome di una identità da affermare sopra tutto, da difendere a ogni costo. Per cui morire.
Democrazia: un'idea straordinariamente duttile che ha plasmato il corso della storia europea, dalla rivoluzione inglese a quella francese, dalla prima guerra mondiale alla guerra fredda, dal crollo del muro di berlino alle elezioni in iraq. In pagine tese, di critica serrata alla storia del vecchio continente, luciano canfora ripercorre i secolari tentativi di dare attuazione al cosiddetto 'potere del popolo' e mette in luce, allo stesso tempo, gli antidoti che a questa istanza sono stati opposti dalle élites che di volta in volta hanno costruito la legittimazione elettorale del loro potere.
Alcuni dei peggiori lavativi del mondo sono giornalisti: dal genio incompreso allo specialista della pausa-caffè, dall'inviato specializzato nelle creste sulle note spese, al freelance sempre in viaggio verso mete esotiche per scoop immaginari, per non dire delle partite a poker in redazione e delle riunioni sindacali per decidere la partita di calcio fra scapoli e ammogliati. Attraverso aneddoti, episodi e curiosità, brambilla guida il lettore nelle redazioni dei grandi quotidiani italiani per scoprire come si vive dietro le quinte del palcoscenico dell'informazione, fino a comporre un identikit divertente e irriverente del giornalista. Senza dimenticare, con un po' di nostalgia, i ritratti dei grandi personaggi del passato 'visti da vicino', da montanelli a luca goldoni, da buzzati a biagi, da terzani alla fallaci, e raccontando i vezzi dei protagonisti del presente, da mieli a de bortoli, da belpietro a feltri. Un racconto su come vive un giornalista e su come si vive nei giornali per sorridere di un mestieraccio, che però conserva un fascino ineguagliabile.
La compravendita del rischio, come se il rischio fosse un bene economico da vendere e da comprare. Un patrimonio di anni buttato via. Cifre da capogiro. Ma invece di azzerare il rischio, i governi lo spostano dal settore privato a quello pubblico, caricandolo sulle nostre spalle. Ancora una volta la verità ci viene negata. E siamo ingannati: come è successo per la guerra al terrorismo che ha alimentato le nostre paure e dissanguato le casse degli stati uniti, mentre la finanza islamica è ben florida e aiuta il diffondersi del fondamentalismo sulle macerie dell'impero comunista. La crisi economica è l'effetto dell'11 settembre e delle guerre che ne sono seguite. Inutili. Nessuno ha il coraggio di dirlo. Ma è a tutti chiaro che niente sarà come prima. Non è la fine del mondo, ma di un mondo. Malgrado tutto, possiamo esercitarci a immaginare un altro futuro. Più nostro.
La femme fatale e la malafemmina, la divina cantata nei versi del poeta e la virtuosa catanese che ammicca per le strade in giochi furbeschi di seduzione, carla bruni che per dote naturale sa prendersi i cuori migliori, ma anche brigitte bardot, la bionda belva di saint tropez, ed edda ciano che fa innamorare il bel partigiano. E sullo sfondo il secolo passato, così mondano e sensuale: immortalato nelle feste scatenate dì porfirio rubirosa, nei salotti di gabriele d'annunzio, nella strada che fu di ava gardner e walter chiari, nel fascino luccicante delle passerelle di parigi, nella schiena di nicole kidman in una pubblicità di chanel, nei flash postmoderni delle feste ai parioli. Pietrangelo buttafuoco, con l'ironia e la grazia del seduttore, compone un quadro dove i ritratti di donne si alternano alle tecniche di seduzione e lasciano spazio agli aneddoti sui grandi amatori del secolo passato.
Perché l'italia dei girotondi combatte l'italia di berlusconi? Perché nanni moretti 'non si rassegna' a che il cavaliere resti ancora per quattro anni a palazzo chigi? Il nuovo libro di bruno vespa parte da qui: dal nuovo, grande strappo consumatosi tra la nuova destra e la nuova sinistra italiana. La legge cirami approvata dal parlamento è una garanzia per tutti gli italiani o una legge fatta su misura per il presidente del consiglio? Quale sarà il ruolo dell'impiegato della pirelli sergio cofferati? Che cosa si dicono a quattr'occhi berlusconi, bush e putin? A queste e altre domande cerca di rispondere il libro del giornalista che da sette anni conduce 'porta a porta'.
Ci sono frasi tenere, ma ci sono anche incomprensioni, tensioni, matrimoni finiti male, divorzi, annullamenti della sacra rota, amanti che hanno avuto un ruolo decisivo nella vita privata e anche nella vita pubblica degli uomini che hanno guidato l'italia nell'ultimo secolo. Questo libro di bruno vespa è assai diverso da tutti gli altri: non racconta i retroscena della politica (che pure non mancano), ma i retroscena dell'anima. Con una serie di vicende finora mai rivelate, o dissepolte da un lungo oblio. Quanti sanno che mussolini era forse bigamo? Che francesco cossiga ha ottenuto, dopo sette anni di istruttoria, l'annullamento del suo matrimonio? Veronica berlusconi parla dopo la famosa lettera alla 'repubblica' in cui chiedeva 'pubbliche scuse' al marito. Daniela fini svela il suo stato d'animo dopo la recentissima separazione. Azzurra caltagirone traccia un ritratto di pier ferdinando casini, appena sposato. Linda d'alema rompe il silenzio solo per dirsi innamorata di massimo. Ci sono, poi, i drammatici 'amori comunisti', da gramsci a togliatti a longo, le garbate contestazioni politiche di letizia berlinguer, le soddisfazioni e le amarezze di adele natta, aureliana occhetto, anna fassino. La vita idilliaca di francesca de gasperi e i drammi della famiglia moro. Un secolo di storia d'italia attraverso l'amore. Un ritratto inedito del potere, scritto da bruno vespa in presa diretta.
'carta straccia' non è un pedante trattato sui media. È un libro carogna, un racconto all'arma bianca, sornione e beffardo, pieno di ricordi. Mette in scena una quantità di personaggi, tutti attori di una recita alla quale ho partecipato anch'io: l'informazione stampata e televisiva, di volta in volta commedia o tragedia. Sono un signore che ha trascorso cinquant'anni nei giornali, lavorando in molte testate con incarichi diversi. Che cosa ho capito della mia professione? All'inizio pensavo che avesse la forza di un gigante, in grado di vincere su chiunque. Poi ho cambiato opinione: in realtà, il nostro è un potere inutile, serve a poco, non conta quasi nulla rispetto a quello politico, economico e giudiziario. Il perché lo spiego in 'carta straccia'. Dopo un'occhiata al passato, la mia prima macchina per scrivere e l'apprendistato ferreo imposto da direttori senza pietà, vi compaiono i capi delle grandi testate di oggi. E i misfatti delle loro truppe. La faziosità politica dilagante. Gli errori a raffica. Le interviste ruffiane. Le vendette tra colleghi. Lo schierarsi in due campi contrapposti, divisi da un'ostilità profonda. Il centrodestra, dove si affermano maurizio belpietro e vittorio feltri, con le campagne di stampa condotte senza guardare in faccia a nessuno. E il centrosinistra, dominato dalla potenza guerrigliera di ezio mauro e dalle ambizioni politiche di carlo de benedetti, nemici giurati di silvio berlusconi'. (giampaolo pansa).