Un racconto che si dipana dall'inconsueta famiglia siciliana fino ai più recenti viaggi con il figlio george e i nipoti, alla scoperta dei tesori del nostro patrimonio artistico e delle barriere architettoniche che ne limitano l'accesso. Quando si nasce in una famiglia inconsueta come quella di simonetta agnello hornby, sin da piccoli si cresce con la consapevolezza che si è 'tutti normali, ma diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talvolta un po' 'strane''. Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza della cugina ninì, sordomuta ('ninì non parla bene', si spiega agli estranei), dell'amata bambinaia ungherese giuliana, un po' zoppa, del padre con una gamba malata, e della 'pizzuta' prozia rosina, cleptomane - quando l'argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché 'la zia non deve sentirsi imbarazzata'. E poi naturalmente conosciamo george, sia attraverso le parole di sua madre, sia grazie alla sua voce, che si alterna come un controcanto ironico (cento per cento british), ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli di chi si muove in carrozzina. E proprio come simonetta con le storie di un tempo passato ci regala uno sguardo insolito e genuino sul mondo, così anche george, a cui quindici anni fa è stata diagnosticata la sclerosi multipla, ci consegna un punto di vista diverso da cui osservare le città che abitiamo, le persone che ci circondano e noi stessi.