'il giallo, il nero, il rosa. Marina di guardo sa usare i generi come i colori di una tavolozza traendone sfumature di buon gusto, pennellando personaggi e caratteri che non si dimenticano. ' (valerio varesi) una volta al mese sergio falsaperla, ginecologo cremonese, entrando nel suo studio può individuare con certezza dov'è seduta la sua paziente ideale. Vera valenti è nel solito angolo lontana da tutti. Sempre la prima. Mai una domanda inopportuna. Incinta e senza nessuno accanto. Una notte, a causa della prematura rottura delle acque, chiamerà sergio che la affiderà a un collega del turno di notte. Nasce una bimba che morirà poche ore più avanti gettando vera in uno stato di attonita prostrazione. Sergio inizierà a starle vicino. Dapprima per tacitare i morsi della coscienza. Poi, sempre più attratto da quella donna solitaria e sfortunata, capace di intimità e sentimenti profondi. Insieme cominciano a sognare. Come nei disegni di sergio da piccolo, dove il cielo era così blu da sembrare artificiale e le nubi servivano solo da decorazione. Ma la vita passata, gli errori commessi, le debolezze ormai croniche riemergeranno. E, alla fine, presenteranno un crudele conto da pagare.
Mezzo secolo di storia attraversato da una vita. Una vita attraversata da tante altre. Un mondo che appare grande, ma che si rivela molto più piccolo di quanto sembra. Lui lo scoprirà lentamente, camminando lungo gli eventi di una complessa seconda metà del novecento sopra un ponte che unisce l'america all'europa. Lui e la sua splendida madre cynthia, lui e jennifer, lui e karina, lui e barbara, l'assassinio del presidente, i favolosi anni sessanta, personaggi che fanno la loro comparsa lungo strade capaci di scorrerci sotto gli occhi per smarrirsi e poi ricongiungersi, solo perché al mondo si vuole o si deve scegliere uno schieramento.
Pietro paladini è un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni. Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l'imprevedibile, la sua compagna di sempre muore all'improvviso, e tutto cambia. Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia. Abitato da una sorprendente calma, osserva il mondo dal punto in cui s'è inchiodato, e diventa suo malgrado un punto di riferimento per familiari, amici e colleghi che accorrono da lui per rovesciargli addosso le proprie ansie.
In questa esemplare raccolta di quindici racconti selby torna a occuparsi di new york, l'odiata-amata città natale nella quale aveva ambientato 'ultima fermata a brooklyn', considerato uno dei grandi romanzi americani. Qui harry, una specie di 'ognuno' metropolitano, un eroe dai mille volti del quale l'autore conserva solo il nome in racconti diversi per tono e taglio, attraversa momenti di smarrimento e di violenza che la vita quotidiana non risparmia a nessuno. Ma questa volta, a differenza di quanto avveniva in 'ultima fermata a brooklyn', nella solitudine e nella disperazione che attanagliano i suoi personaggi selby lascia filtrare un raggio di luce, come nel suggestivo testo dal quale prende il titolo la raccolta: è la possibilità di ristabilire, anche nel frenetico e per certi versi feroce scenario metropolitano, un rapporto positivo tra la propria interiorità, per quanto ferita, e il mondo circostante. Poeta di un'umanità reietta, selby sa cogliere il 'canto' delle cose nel silenzio della solitudine.
In queste tre lettere è racchiuso un pezzo di storia. Storia del nostro paese, che spesso è stata accantonata, se non addirittura dimenticata. Ma le immagini degli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi non possono essere cancellate dalla mente di chi le ha vissute e dei loro familiari. In questa lunga descrizione, l'autore ripercorre le vicende di un soldato, poco più che ventenne, ritrovatosi a difendere in terra straniera i colori di una bandiera che non aveva chiesto la sua opinione. Gli anni di prigionia dopo il noto armistizio lo hanno per sempre segnato, rubandogli la giovinezza e la dignità. La storia italiana, anche se sottoposta a continue revisioni, ha reso merito a coloro che hanno osato sfidare il nemico con poche armi e tanta voglia di libertà. In questo libro si vuole rendere onore e dignità anche a tutti coloro che, dopo avere per anni combattuto in nome di una patria, da questa sono stati abbandonati per essere imprigionati. Molti di loro non hanno mai fatto rientro a casa e di molti si è persa qualsiasi traccia. Ma non possiamo dimenticare che le loro tracce resteranno indelebili nel lungo corso della storia.
Aloma ha vent'anni e l'amore le fa schifo. Quando robert, il cognato che vive in argentina, arriva a barcellona, interrompe la monotonia dei suoi giorni e devia il corso dei suoi pensieri sulla vita e sull'amore. Sarà difficile per lei ammettere, anche a se stessa, di essere stata colpita da quell'uomo affascinante ed esotico, che alterna gentilezze a scontrosità, e di averlo a sua volta colpito. Ma diventerà impossibile, nell'intimità della vita domestica, sottrarsi alla passione. Con questo romanzo giovanile, poi ripreso nella maturità, mercè rodoreda ci parla, con la sua consueta profondità, dell'amore e dell'impossibilità dell'amore, dell'illusione e del disincanto.
Custode di una villa sul mare e testimone delle estati spensierate dei giovani e ricchi proprietari, il vecchio giardiniere racconta con sguardo semplice e sensibile, distaccato e partecipe, il dramma di un amore mai finito. Legato alla vita dal tenero e struggente ricordo di sua moglie e dall'amorevole cura per i fiori, il giardinere, alter ego dell'autrice, assiste impotente a una tragedia annunciata, cercando a suo modo di custodire i segreti e di alleviare i dolori. 'giardino sul mare' rappresenta un punto di svolta nell'opera della rodoreda che definisce il romanzo: 'bisogno di superamento, piacere di scrivere, lasciar credere a me stessa che ancora sapevo fare qualcosa, che potevo andare più lontano, che le mie aspirazioni di adolescente non erano scomparse'.
Povero piero: da vivo scrittore misconosciuto, e da morto sballottato, trafugato, nascosto negli armadi dai suoi stessi parenti, ricoperto da valanghe di epitaffi, necrologi, addobbi vari, nonché dai pianti e dalle escandescenze di cognati, suoceri, cugini e nipoti, e dalle loro ipocrisie. Le sue ultime volontà prevedevano che della sua dipartita non si sapesse nulla fin dopo le esequie, ma la notizia - a quanto pare - è trapelata. Finché, forse per lo choc della morte, il povero piero risuscita e poi rimuore davvero, portando il più assoluto scompiglio nel funerale dirottato già verso un altro defunto. La paradossale e sgangherata vicenda del protagonista offre ad achille campanile l'occasione per alcune serissime considerazioni e ipotesi non solo sull'assurdità dei comportamenti umani, ma anche su un tema delicato, e sul quale pochi hanno osato ridere, come quello della morte.
Beppe massaro, barbiere siciliano trapiantato in romagna, antifascista della prim'ora, in seguito alle vicissitudini conseguenti il conflitto, si troverà costretto a prendere la tessera del partito fascista per consentire alla sua famiglia di sopravvivere. Subirà poi una tragica fine per mano dello stesso personaggio che l'aveva indotto a quella scelta, interprete, quest'ultimo, di un camaleontismo italico purtroppo tipico per quei tempi e mai troppo svelato. Parallelamente alla sua vicenda s'intreccia il percorso di domenico, suo giovane cognato, espressione di quella sfortunata generazione che visse a cavallo delle due grandi guerre mondiali, nel passaggio dal consenso quasi totale al fascismo, alla delusione e infine alla rivolta. Altre figure, controverse e reali, donano un tono di assoluta coralità a questo romanzo, ispirato a un episodio realmente accaduto e ambientato in una piccola cittadina dell'appennino tosco-romagnolo nel periodo che va dal 1938 al 1945.
È il racconto del rapporto di amore e di rabbia che lega una figlia e una madre incapaci di comunicare tra loro, un rapporto che perde terreno sotto la pressione del quotidiano, che si tesse su un ordito di pregiudizi difficili da superare. Silvia finisce in un centro di prima accoglienza per minori in stato d'arresto: non è il carcere, ma non è nemmeno la libertà. Quel posto così lontano dalle stanze della vita comune diventa un binocolo al contrario, capace di sbattere in faccia quello che nella vita di tutti i giorni si può scegliere di non vedere. E anche lucia si trova improvvisamente a non avere la possibilità di nascondersi. Le due donne sono costrette a fermarsi, a pensare, a rivelarsi.