Il libro di fallada, pubblicato nel 1932, racconta le vicende di un giovane commesso, di sua moglie, del loro bambino. Una famiglia come tante della piccola borghesia che si ritrova alle prese con le crescenti difficoltà economiche e con lo spettro della disoccupazione in una germania in cui è imminente l'ascesa al potere di hitler. 'È da gente come questa, come i freschi sposi pinneberg - modesti, pazienti, onesti - che sono venuti fuori i nazisti? ' si domanda ralf darendorf il sociologo tedesco che ha evidenziato per primo l'importanza di una lettura del romanzo in chiave sociale e politica. Proprio dietro la trama apparentemente semplice - fare i conti con la vita di ogni giorno, la povertà crescente, le incertezze del futuro in un misto di impotenza e di rassegnazione - si coglie il drammatico quadro sociale in un momento cruciale della storia della germania che porterà all'olocausto e alla seconda guerra mondiale.
Nel 1923 robert lohkamp guadagnava duecento miliardi di marchi al mese. Faceva l'addetto alla pubblicità di una fabbrica tedesca di articoli di gomma. Veniva pagato due volte al giorno e si precipitava continuamente nei negozi a comperare qualcosa prima che il marco valesse la metà. La vita movimentata al tempo della grande inflazione. Dopo un impiego alle ferrovie in turingia e un lavoretto come pianista al café international, alla fine degli anni venti robert lohkamp non può, tuttavia, dire di passarsela male. Lavora alla 'koster & co. ', l'officina meccanica aperta in una vecchia baracca da otto koster e gottfried lenz, i commilitoni con cui ha condiviso gli orrori della grande guerra. Koster, il comandante della compagnia, ha fatto il pilota d'aviazione, si è dato alle gare automobilistiche, ha frequentato qualche corso all'università prima di votarsi a quello cui è da sempre destinato: riparare automobili. Lenz invece ha girovagato qualche annetto per l'america del sud, poi è tornato all'ovile o, meglio, alla turbolenta vita tedesca della fine degli anni venti. Il lavoro all'officina è duro ma lohkamp, koster e lenz sono ancora giovani, sani e forti. Certo di sera riaffiorano le immagini del passato coi loro occhi di morte, ma a quello come antidoto c'è l'acquavite. O, come accade da un po' di tempo a questa parte per robert lohkamp, c'è patrice hollmann. È apparsa un giorno al seguito di un eccentrico industriale, il proprietario di una fabbrica di cappotti.
Il libro di fallada, pubblicato nel 1932, racconta le vicende di un giovane commesso, di sua moglie, del loro bambino. Una famiglia come tante della piccola borghesia che si ritrova alle prese con le crescenti difficoltà economiche e con lo spettro della disoccupazione in una germania in cui è imminente l'ascesa al potere di hitler.
«inizia dall'inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati. » «si può leggere di primo acchito, senza pause, o comunque indifferenti alle interruzioni; poiché da qualsiasi punto si ricominci la lettura, è come riprendere la storia da un punto fermo, senza nessi da ricordare con quanto precede. Ogni pagina è un inizio: per l'episodio che segue, per il personaggio che viene introdotto, per la situazione in cui alice si trova. [ . ] l'invito al lettore è di seguire alice nel suo viaggio fantasioso così come le piccole liddell l'hanno seguito in barca, lungo il tamigi, il 4 luglio del 1865. Rinunciare a cercare troppo astrusi significati ha un grande effetto liberatorio; alla luce di quello che ancora una volta il saggio re di quadri sentenzia nell'ultimo capitolo: 'se non c'è nessun significato. Questo, sapete, ci risparmia un mondo di guai, perché non abbiamo più bisogno di cercarne uno'. » (dalla prefazione di luigi lunari)
Questo è uno dei romanzi meno conosciuti e più riusciti del grande scrittore russo. Dove l'orrendo e insopportabile protagonista, fomà fomìc, detta legge nella piccola corte famigliare della generalessa krachòtkina nel paesino di stepàncikovo, come un rasputin di ultima categoria. È un romanzo abbondantemente comico, cosa rara in dostoevskij. Fomà fomìc chiacchiera, mena la lingua, fa l'intellettuale onnisciente, intontisce tutti a furia di istruzione, vuole insegnare il francese anche ai contadini; sembra un personaggio isterico e sbraitante della televisione d'oggi, un tuttologo spudorato, che a buttarlo in mezzo al letame continuerebbe a cianciare. Appartiene alla schiera dei rancorosi falliti; ce n'è uno in ogni romanzo di dostoevskij, qui è eccezionalmente caricaturale e antipatico. Il libro è del 1859, anticipa le 'memorie del sottosuolo' e i suoi grandi più noti romanzi.
'la virtù, nelle storie ciniche come in tutta l'opera di maugham, annega nel cinismo; impedisce ogni commozione (ai protagonisti delle vicende, a chi legge); va a sbattere con quella che non è più una regola di lavoro, bensì sembra essere la regola aurea della vita: vale a dire saper essere sufficientemente cinici da poter fare solo ed esclusivamente ciò che vogliamo. Vediamo, così, donnette diaboliche, finte malate di cuore che, con la scusa della propria fragilità, tarpano la libertà altrui; donne lussuriose e bellissime che passano da un amante all'altro; donnone orripilanti di mezza età che si acchiappano ragazzi di ventisette anni più giovani e poi li mollano, innamorati (da non crederci: innamorati), per flebili ammiragli. Tre sublimi ciccione a cap d'antibes, torturate dalle diete e da una feroce amica che (giustamente) divora davanti a loro chili di panna e ogni ben di dio. Insomma: ce n'è per chiunque. Come sono divertenti i racconti di somerset maugham! Come si leggono volentieri - e non solo i racconti, anche i romanzi, beninteso! Si girano le pagine, una dopo l'altra, velocemente, senza mai provare un minimo di fatica. E si ammira l'intelligenza, la sottigliezza, la precisione. Sì, è proprio bravissimo somerset maugham'. (giorgio montefoschi)
Viaggiare per le strade aperte della nuova inghilterra, a bordo di un attrezzato bibliobus trainato da un grande cavallo, con un cane al seguito, in compagnia di un professore-poeta agile e versatile come un elfo, vendendo libri utili e grandi classici a liberi contadini dai modi franchi, in fuga, per giunta, da un fratello egoista e correndo ogni tipo di avventura: questo genere di felicità il parnaso ambulante racconta.
'l'esile volume di 146 pagine sfidava la nostra immaginazione di diciottenni innamorati delle visioni di jim morrison e di william blake con una visionarietà ironicamente erudita, minuziosa fino a sembrare perversa e abbastanza vaga da spingerci a cercare di decifrarla come una lingua straniera. Ora 'finzioni' torna in una nuova e splendida versione italiana accresciuta dai tre racconti che borges vi aggiunse. E a percorrere di nuovo i sentieri biforcuti dell'argentino, a rileggere certi memorabili attacchi, ci si accorge non solo che il loro potere pacatamente incantatorio è immutato, ma in qualche modo si è ramificato, come in un racconto di borges. Che cosa è successo? Solo che quasi tutta la letteratura degli ultimi quarant'anni, da calvino a pynchon a molina a infiniti altri, si è confrontata o scontrata con l'universo onirico e lievemente delirante scaturito da 'finzioni'. ' (giuseppe montesano)