Nel 411 a. C . , in un'atene sempre più logorata dalla guerra del peloponneso e provata dalla catastrofica spedizione in sicilia, aristofane mette in scena una delle più scintillanti fantasie di potere che l'antichità ci abbia lasciato: lisistrata. E parla ancora una volta dei problemi che più direttamente coinvolgono la coscienza collettiva della polis: la corruzione, la demagogia e, soprattutto, la pace. Le donne greche, guidate da lisistrata, si coalizzano e occupano l'acropoli di atene adottando, contro la testarda e cieca volontà di guerra degli uomini, una strategia paradossale ma vincente: lo sciopero a oltranza dell'amore. In tal modo, la guerra sarà smascherata nella sua concreta negatività, come privazione dei diritti naturali e della felicità comune e individuale.
Da dove nasce la magia di harry potter? Quali sono i modelli per l'ordine della fenice? Dove crescono le mandragole più ripugnanti? Le pozioni di piton funzionano davvero? E poi cosa rende harry un eroe universale? E perché voldemort ha impresso il marchio nero sui mangiamorte? Qual è il trucco preferito dei folletti della cornovaglia? E se silente è cosi potente perché non affronta voldemort? A queste e ad altre numerose domande risponde questa guida ai magici mondi di harry potter: dalle sorprendenti origini delle creature magiche agli indizi per capire i significati segreti che si celano nei nomi, dalle storie dei maghi realmente esistiti all'affascinante mondo incantato creato da j. K . Rowling.
Salutata al suo apparire dalla perplessità di critici e letterati, l'importanza di chiamarsi ernesto – dopo un secolo di felicissima e intensa vita sui palcoscenici di tutto il mondo – è ormai universalmente riconosciuta come un geniale, straordinario e rigorosissimo 'nonsense', che anticipa tutte le più moderne risultanze del teatro dell'assurdo. Questa commedia fu scritta tra il 1894 e il 1895, in quel momento della vita di wilde che precede la sua rovina, alla vigilia del processo che lo condurrà in carcere, e al quale egli andrà incontro testardamente e ciecamente, in una sorta di furia autodistruttiva. Con quest'opera wilde ci offre le sue pagine più disincantate e fresche, più spensierate e felici.
Nel luglio 1845 henry thoreau, a ventotto anni, lascia la sua città natale e va a vivere sulle rive del lago walden, in una capanna da lui stesso costruita, e vi rimane oltre due anni. Nella quiete dei boschi coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura o fino a qualche villaggio vicino, scrive, fa piccoli lavori in casa, nuota. Thoreau vuole 'marciare al suono di un tamburo diverso' e cerca la libertà immergendosi nei ritmi della natura. Testo seminale della consapevolezza ambientalista e caposaldo della controcultura americana, walden è il resoconto autobiografico di questo esperimento di vita solitaria, la cronaca quotidiana di un ritorno alla semplicità, una dichiarazione d'indipendenza dalla pochezza morale di una società dedita all'accumulazione di ricchezza.
Scomparso per secoli dalle biblioteche di letterati e sapienti ostili alle tesi epicuree, e riscoperto solo in pieno rinascimento grazie a un umanista che ne rinvenne una copia in un monastero tedesco, il
Innamorarsi a teheran, guardare i fratelli marx a teheran, leggere lolita a teheran. Così iniziava una lista di cose segrete che azar nafisi aveva stilato nel suo diario e che si rimproverava di aver taciuto a tutti. Molte delle altre, a tanti anni di distanza, ha deciso di raccontarle in questo libro. Che è un ritratto del padre, sindaco di teheran all'epoca dello scià, e della madre, fra le prime donne entrate al parlamento iraniano. È la storia dei tradimenti di lui, del mondo fantastico in cui lei a poco a poco trasforma la realtà insopportabile che la circonda, e della forzata, dolorosa connivenza dell'autrice con il padre. Ma anche e soprattutto la rivelazione di come a volte le dittature sembrino riprodurre i silenzi, i ricatti, le doppie verità su cui si regge il primo, e più perfetto, sistema totalitario: la famiglia. Chi conosce nafisi sa già cosa troverà, qui, in ogni pagina: l'emozione di leggere sempre qualcosa di autentico e temerario. Qualcosa che arriva dalle strade e dai giardini di teheran come dalle pagine di firdusi o dei grandi cantastorie persiani. E ci riguarda molto da vicino.
'come curare un fanatico? Inseguire un pugno di fanatici su per le montagne dell'afghanistan è una cosa. Lottare contro il fanatismo è un'altra, completamente diversa. L'attuale crisi mondiale in medio oriente o in israele e palestina non discende dai valori dell'islam. Non è da imputarsi, come dicono certi razzisti, alla mentalità araba. Ha invece a che fare con l'antica lotta fra fanatismo e pragmatismo. Fra fanatismo e pluralismo. Fra fanatismo e tolleranza. Il fanatismo nasce molto prima dell'islam, del cristianesimo, del giudaismo. Viene prima di qualsiasi stato, governo o sistema politico. Prima di qualsiasi ideologia o credo. Disgraziatamente, il fanatismo è una componente sempre presente nella natura umana, è un gene del male. ' (amos oz)
Quando il sommario apparve a parigi, nel 1949, cioran era un oscuro apolide, che aveva già pubblicato in romania opere importanti, ma ignorate da tutti. La cultura francese inclinava per l'engangement e le sue molteplici bassezze, che sarebbero poi venute alla luce con decenni di ritardo. Cioran era perfettamente solo e, con queste pagine, scopriva una lingua, il francese, di cui si rivelava subito maestro. Non alla maniera di sartre ma piuttosto a quella di chamfort e di pascal. Con un solo gesto cioran presentava tutto se stesso. Così non meraviglia che questo libro abbia avuto la ventura di incontrare come traduttore in tedesco uno dei poeti più alti del secolo: paul celan.
Le poesie, riflettono la difficoltà di comprendere questa lacerante vita, a cui ci conducono i 'demoni' moderni senza dare alcuna alternativa che la dannazione. Ma l'autore si ribella 'verso per verso'e 'sospiro per sospiro' facendo credere al potere e al mondo che ha vinto lui ma in effetti come gesù sulla croce si abbandona ai suoi sgherri perché poi sa di risorgere. Le sue poesie che sembrano ad una prima lettura le poesie di un sconfitto sono invece poesie di un 'vincente', di un poeta che sa manipolare il verso, per fargli dire il contrario di quello che sembra, poesie piene di speranza perché come dice paolo 'sperare oltre ogni speranza' porta poi alla vittoria.
'l'unica differenza fra un santo e un peccatore è che ogni santo ha un passato e tutti i peccatori hanno un futuro'. Frasi al vetriolo, ironiche, spesso provocatorie, con l'effetto di veri e propri fuochi d'artificio: wilde si divertiva a volte a capovolgere il 'buon senso comune', altre volte la sentenza ne contraddiceva una precedente, perché nella vita come nell'arte 'non esiste una verità universale: in arte la verità è la cosa di cui è vero anche il contrario. '