Sinossi Libro
Un quadro che non esiste, come non è mai esistito françois-Élie corentin, il suo autore, ma che mancava, e a cui solo michon, con la fastosa potenza della sua parola, poteva dar vita. «e fra questi colpi bassi (idea di collot, a quanto si dice, dell'enigmatico collot) c'era il seguente: far dipingere in segreto un quadro che ritraesse il comitato, nel quale robespierre e i suoi fossero raffigurati in gloria, un quadro che conferisse un'esistenza ufficiale a quel comitato che teoricamente non esisteva, ma che per il semplice fatto di apparire in un dipinto sarebbe stato considerato per quel che in effetti era: un esecutivo insediatosi nella sede aborrita del tiranno, un tiranno a undici teste, esistente e regnante a pieno titolo, e che sfoggiava addirittura, alla maniera dei tiranni, la raffigurazione della propria sovranità – o forse, se le cose si fossero messe altrimenti, se robespierre fosse riuscito a consolidare il suo potere senza alternative possibili, l'intento era quello di far apparire, mediante il dipinto, il comitato come un esecutivo perfettamente consacrato dalla legge, la crème dei rappresentanti, fraterni, paterni e legittimi come un'assemblea di sindaci o un conclave». In una gelida notte del mese di nevoso dell'anno ii, ossia intorno al 5 gennaio del 1794, un drappello di sanculotti preleva françois-Élie corentin per condurlo alla chiesa di saint-nicolas-des-champs. Già allievo di tiepolo e ora impegnato nell'atelier di david, corentin è un vecchio maestro la cui notorietà non si è mai trasformata in gloria. Il compito che nell'atmosfera sordida e caravaggesca della sacrestia gli viene assegnato da eminenti capi della rivoluzione parigina è non meno arduo che stupefacente: in cambio di un compenso regale ma nella più assoluta segretezza e in tempi strettissimi, dovrà ritrarre i membri del comitato di salute pubblica, gli undici. Detentori di un potere assoluto e fantasma, i tirannicidi incarnano ormai il più plumbeo ritorno del tiranno globale che si spaccia per popolo e sono lacerati da feroci rivalità. Corentin dovrà dare a robespierre e ai suoi il massimo rilievo: sarà una mendace assemblea di eroi-fratelli, un'ultima cena truccata. La carneficina del grande terrore è alle porte. Corentin non arretra: e dipinge il suo capolavoro, il quadro perfetto che farà di lui una leggenda. Un quadro che attrae come un magnete e sgomenta, perché gli undici sono la storia in atto, «creature di terrore e d'impeto», mostri, dèi e uomini, figure spaventose che ancor oggi, dalle pareti del louvre, si avventano su di noi, i dannati. Un quadro che non esiste, come non è mai esistito françois-Élie corentin, il suo autore, ma che mancava, e a cui solo michon, con la fastosa potenza della sua parola, poteva dar vita.